CORRUZIONE: UN VERO CANCRO PER LA NOSTRA NAZIONE

di Giovanni Buccheri

CORRUZIONE: UN VERO CANCRO PER LA NOSTRA NAZIONE

di Giovanni Buccheri

CORRUZIONE: UN VERO CANCRO PER LA NOSTRA NAZIONE

di Giovanni Buccheri

Quello di corruzione è un concetto su cui tantissimi studiosi di tutte le epoche si sono soffermati, non solo per indagarne le cause e le conseguenze nei diversi contesti storici, ma anche per definirne la natura e comprenderne il vero significato. La nozione di “corruzione”, sviluppata nei tempi moderni, viene infatti intesa in maniera differente rispetto alla concezione che ne avevano gli antichi, sul piano filosofico innanzitutto.

L’uomo non nasce corrotto o corruttibile, ma la dinamicità del tempo fa mutare la sua natura essenziale, infangando la sua purezza.

La corruzione è un fenomeno particolarmente complesso sia dal punto di vista identificativo, sia dal punto di vista della misurazione. Il primo passo per definire le politiche di contrasto più efficienti ed efficaci, perfettamente aderenti al contesto nel quale ci si trova, è quello di analizzare al meglio il fenomeno stesso.  Studiando nel dettaglio l’evoluzione del fenomeno corruttivo in Italia, non ci si può non soffermare sul processo che ha minato profondamente il rapporto tra rappresentanti dello stato e cittadini e che ha demolito nell’immaginario del popolo l’idea di essere una sola entità con le istituzioni, vista la discrepanza netta tra gli interessi dei cittadini e di coloro che li rappresentano: Tangentopoli.

Agli inizi degli anni Novanta, l’inchiesta giudiziaria chiamata “Mani Pulite” rivelò alla nazione il radicatissimo sistema di corruzione diffuso nel mondo politico e finanziario, fondato sul finanziamento costante ai partiti da parte di imprese che svolgevano, per conto delle pubbliche amministrazioni, prestazioni di lavori e servizi. L’inchiesta suscitò grandissimo scalpore visto l’elevato numero di noti esponenti politici, imprenditori, burocrati, militari e magistrati tratti in arresto, dando tutto ciò vita ad una grande indignazione dell’opinione pubblica che pose le basi di una rivoluzione nella scena politica italiana, con l’eliminazione o il ridimensionamento di partiti storici come Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista Italiano. Questo momento segna, di fatto, il passaggio dalla prima alla seconda repubblica italiana.

La corruzione era talmente diffusa e radicata che assunse un carattere ambientale, sistemico. Non ci si poneva più il problema di richiedere la tangente visto che era risaputo che in determinati contesti era ordinario ricorrere promesse o pagamenti illeciti mediante strumenti ad hoc, come bilanci falsi, per attuare tali transazioni illecite.

L’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio ed esponente di rilievo dell’allora Partito Socialista Italiano, diede inizio a Tangentopoli (termine con il quale si identifica tale periodo storico). Difatti il 17 febbraio del 1992 Chiesa viene arrestato in flagranza di reato mentre riceve una tangente di 7 milioni da parte di un imprenditore locale, corrispondente alla metà di una tangente di 14 milioni, uguale al 10% del valore dell’appalto ottenuto dall’imprenditore-corruttore (140 milioni).

Le indagini del pool della Procura della Repubblica di Milano, guidate dal magistrato Antonio Di Pietro, portarono alla luce un sistema incentrato su una concezione delle tangenti quali una sorta di “tassa”, richiesta nella maggioranza degli appalti pubblici e di cui beneficiavano tutti i partiti, di ogni fazione. Le indagini, iniziate a Milano, grazie al susseguirsi di confessioni si espansero rapidamente su tutto il territorio nazionale; di fatti, il clima politico drammatico costringeva i leader dei partiti a non appoggiare i membri di minore importanza che risultavano collusi con tale scandalo, che a loro volta si sentivano traditi, accusando altri esponenti politici.

L’inchiesta Mani pulite, durata due anni e condotta da cinque magistrati, portò a 1.300 pronunce fra condanne e patteggiamenti definitivi.

 L’economista Mario Deaglio nel 1992 quantificò la perdita economica subita dallo Stato, e quindi dai cittadini, derivanti da “Mani Pulite”: considerando sia l’arbitrario innalzamento del costo degli appalti al fine di ottenere margini fraudolenti sia i lavori inventati esclusivamente per ottenere pagamenti illeciti, i costi che lo stato sostiene per la realizzazione di opere pubbliche spesso risultano di 2-3 volte superiori rispetto ad opere affini realizzate in altri paesi europei.

Una delle domande che ci dobbiamo porre è: quanto la corruzione è percepita dai cittadini?

Uno degli indicatori più autorevoli è il Global Corruption Barometer (GCB), elaborato dal 2003 da Trasparency International, con la collaborazione di Gallup International. Il GCB è il più grande sondaggio sulla corruzione rivolto direttamente ai cittadini per misurare la percezione che essi hanno della corruzione in vari settori quali politica, istituzioni religiose, istituzioni pubbliche e sistema giudiziario in base alle esperienze dirette avute, fornendo anche suggerimenti sulle modalità con le quali i cittadini sarebbero disposti ad agire per contrastare il fenomeno corruttivo.

I dati che emergono non sono dei migliori: il 27 per cento degli intervistati ha ammesso di aver pagato una tangente per l’accesso a dei servizi pubblici e alle istituzioni negli ultimi 12 mesi, rivelando nessun miglioramento dalle indagini precedenti; eppure i due terzi delle persone intervistate ha dichiarato di rifiutare il pagamento di tangenti; quasi 9 persone su 10 hanno dichiarato che vorrebbero intraprendere azioni per agire contro la corruzione dimostrando che i governi devono intraprendere azioni che coinvolgano maggiormente i cittadini. Ma purtroppo in molti paesi sono proprio le istituzioni cui ci si dovrebbe rivolgere ad essere considerate più corrotte: il Global Corruption Barometer 2016 ha anche riscontrato che il 36% degli intervistati considera la polizia come l’organo maggiormente corrotto, ed in quei paesi ad una media del 53 per cento delle persone è stato chiesto di pagare una tangente direttamente alla polizia; sono invece 20 i paesi vedono la magistratura come la più corrotta, ed in questi paesi ad una media del 30 per cento degli intervistati entrati in contatto con il sistema giudiziario, è stato chiesto di pagare una tangente.

A mio avviso, uno dei dati più eclatanti è la diffusa sfiducia nei rappresentanti politici: in 51 paesi in tutto il mondo i partiti politici sono visti come l’istituzione più corrotta, con il 55 per cento degli intervistati che ritiene che il governo non sia mosso dalla ricerca del benessere sociale, ma da interessi particolari, e questo giustifica il drastico calo avvenuto nei cittadini verso l’efficienza degli sforzi intrapresi dei propri leader per contrastare la corruzione (dal 31 del 2008 al 22 per cento del 2013).

I dati riportati sono l’esempio di come la corruzione sia percepita dai cittadini. Le vicende quotidiane che attanagliano la nostra nazione e non solo, ledono sempre di più il progresso economico e sociale.

Politici corrotti, amministratori corrotti, magistrati corrotti, medici corrotti e potremmo continuare per lunghe pagine.

La corruzione è radicata e, ormai, quasi connaturata all’ interno del Potere. La libertà decisionale e di manovra, di cui godono alcuni funzionari pubblici, fa aumentare la possibilità di avere casi di corruzione. Dove c’è interesse, c’è corruzione (intendendosi così alludere ad interessi sia di tipo politico che burocratico ed economico). Ad esempio: a essere corrotto è il cittadino nel suo ruolo di pubblico elettore, chiamato periodicamente a contribuire alla scelta dei rappresentanti politici, mentre corruttore è il candidato – o il partito – che ne acquista l’espressione del voto in cambio di una somma di denaro o di altri benefici.

Per riuscire a distruggere o, quantomeno, ad indebolire le catene della corruzione dobbiamo attuare una rivoluzione dei cittadini – che sono sia corrotti che corruttori – nonché ingegnare un rigido e coerente impianto normativo che permetta di prevenire e di reprimere ogni forma di corruzione (per quanto si registri già oggi un tentativo del nostro legislatore in tal senso, con risultati non del tutto confortevoli ed incoraggianti).

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