Coronavirus: cosa c’è da sapere

di Redazione The Freak

Coronavirus: cosa c’è da sapere

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Coronavirus: cosa c’è da sapere

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2019 Novel Coronavirus, in breve 2019-nCoV, è il virus identificato come causa di un focolaio di polmonite rilevato per la prima volta a Wuhan, una città di 11 milioni di abitanti nella Cina centrale, alla fine di Dicembre 2019. Inizialmente, molti dei pazienti sembrano avere in comune la frequentazione di un grande mercato locale di frutti di mare e animali, suggerendo una diffusione da animale a persona. Il mercato viene chiuso, ma il numero di persone infette continua a crescere, indicando così che si sta verificando una diffusione da persona a persona. Indispensabile, quindi, una rapida divulgazione delle informazioni cliniche relative a questa infezione emergente ed uno stretto coordinamento tra le autorità del sistema sanitario a livello locale e internazionale

La verità è che non si conosce ancora molto del 2019-nCoV. Le attuali informazioni si basano in gran parte su ciò che è già noto sugli altri tipi di coronavirus.

I coronavirus sono, infatti, una grande famiglia, e sono ampiamente diffusi tra umani, altri mammiferi e uccelli. Sei sono le specie di coronavirus capaci di infettare l’uomo: quattro virus – 229E, OC43, NL63 e HKU1 – sono i più frequenti, e in genere causano i sintomi del comune raffreddore in soggetti immunocompetenti. Gli altri due ceppi – SARS-CoV e MERS-CoV – sono stati collegati a malattie a volte fatali. La SARS-CoV era l’agente causale dei focolai di sindrome respiratoria acuta grave nel 2002 e 2003 nella provincia del Guangdong, Cina. MERS -CoV è stato l’agente patogeno responsabile di gravi focolai di malattie respiratorie nel 2012 in Medio Oriente.

Il 2019-nCoV è il settimo membro della famiglia dei coronavirus che si è dimostrato capace di infettare l’essere umano.

L’infezione può essere trasmessa, anche da un paziente infetto che non ha ancora sviluppato sintomi, attraverso goccioline respiratorie prodotte quando si tossisce o starnutisce, in modo simile alla diffusione dell’influenza e di altri agenti patogeni respiratori. Al momento non è chiaro se una persona possa infettarsi toccandosi bocca, naso o occhi dopo essere entrato in contatto con una superficie o un oggetto su cui è presente il 2019-nCoV.

Non vi sono prove a supporto della trasmissione di 2019-nCoV in associazione a merci importate. In generale, a causa della scarsa sopravvivenza di questi coronavirus sulle superfici, esiste probabilmente un rischio molto basso di diffusione da prodotti o imballaggi che vengono spediti per un periodo di giorni o settimane a temperatura ambiente.

Per le infezioni da 2019-nCoV confermate, le manifestazioni cliniche segnalate variano da sintomi lievi o assenti a gravi e talvolta mortali. Febbre, tosse, mancanza di respiro sono i sintomi più frequenti. Questi possono comparire dai 2 ai 14 giorni dopo l’esposizione. I soggetti esposti a manifestazioni cliniche più severe sembrano essere quelli con età maggiore di 60 anni e affetti da altre comorbidità.

Al momento non esiste un vaccino per prevenire l’infezione 2019-nCoV. Il modo migliore per prevenire l’infezione è evitare di essere esposti a questo virus. Le classiche misure preventive quotidiane per prevenire la diffusione dei virus respiratori restano sempre valide:

  • Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi
  • Evitare di toccare gli occhi, il naso e la bocca con le mani non lavate
  • Evitare contatti ravvicinati con persone che sono malate
  • Restare a casa quando si è malati

Per le persone in Italia che nelle due settimane successive al ritorno dalla Cina dovessero presentare sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie) è attivo il numero telefonico di pubblica utilità del Ministero della Salute 1500, attivo 24 ore su 24, gratuitamente. Gli operatori sanitari (e i mediatori culturali addetti a dialogare con i cittadini cinesi) rispondono anche alle domande sul coronavirus 2019-nCoV dei cittadini che si rivolgono al servizio. (Fonte accreditata di riferimento per i dati riportati: NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE)  

di Chiara Guglielmo, all rights reserved

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