Come una madre in grembo di legno,
di sogni e visioni
d’incanto entusiasta, vite da scrivere
così ti ricordo:
dietro alte colline e sommi pilastri, stelle polari
nelle notti di panico.
Ai seni avvinghiato
l’anelito giovane e frutto immaturo
illusi pianti di gioia
e corse nei viali,
così mi svezzi al mondo,
saggia mi lasci,
sciogli le tempie, più tiepide le arterie del cuore.
Taglio quel poco che ancora
inspiegabilmente a te mi lega.
Vado e mordo il mondo.
Un giorno, magari, ritorno.
di Bruna Piacentino, all rights reserved