La premessa
Giuseppe Conte ed Enrico Letta: “Quasi amici”. I due ex presidenti del Consiglio sono stati chiamati a guidare i rispettivi partiti di riferimento, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Per tenere testa alla destra, tornata alla carica in vista delle amministrative, dovranno tuttavia decidere se scegliere la via dell’alleanza o se andare ognuno per la sua strada. Quali saranno le prossime mosse?
PD e M5S sono rimasti nella maggioranza di Governo, ma i rispettivi leader dovranno prendere una decisione importante in vista del nuovo corso dei due partiti.

L’antefatto
“Non vi serve un nuovo segretario: vi serve un nuovo Pd”. Così parlò Enrico Letta all’assemblea del Partito Democratico prima di assumerne la guida dopo le dimissioni del Segretario Nicola Zingaretti. La nuova linea immaginata da Letta per far sì che il partito cambi marcia è quella dell’apertura. Un’apertura volta alla ricostruzione del centrosinistra. Un’apertura che significa dialogo, un dialogo allargato, da Renzi fino al Movimento 5 Stelle. L’obiettivo è far fronte comune contro la destra.
Dal versante 5 stelle la questione sembra essere simile, tranne che sul fronte alleanze. Giuseppe Conte si è presentato come nuovo capo politico e ha proposto un rinnovamento del Movimento, o come lo ha definito un “neo-Movimento”. Una nuova carta dei principi e dei valori, un nuovo statuto (ma in continuità con il passato), un nuovo modello di sviluppo. Ha tuttavia sottolineato che non si parlerà di alleanze fino a quando non sarà completata la riorganizzazione interna.
Lo svolgimento
Alla luce di questo quadro in evoluzione, non è però ancora chiaro come i due leader pensano di gestire il capitolo“elezioni comunali”, che sarà il primo vero banco di prova per entrambi. L’unica certezza è che Letta e Conte non potranno che scegliere di trovare un’intesa – che più che una scelta sarebbe un obbligo – per cercare di arginare l’espansione della destra a livello territoriale. All’ultima tornata elettorale la decisione di Pd e M5S di presentarsi separati ha di fatto favorito il fronte comune formato da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, che ora governa nel complesso 15 regioni contro le 5 del centrosinistra.
Dal canto suo Letta avrebbe iniziato a lavorare sulle amministrative, iniziando un ciclo di incontri con Nicola Fratoianni (leader di Sinistra italiana) e i coordinatori dei Verdi (Angelo Bonelli ed Elena Grandi). A questi si dovrà aggiungere il neo-Movimento di Conte, per creare una coalizione stabile, forte abbastanza per arrivare persino unita alle prossime politiche. Ovviamente la condizione è che il Pd resti la forza trainante di questa “rete” e che non si limiti ad un asse con il Movimento 5 stelle.
Calando la questione nella realtà, uno dei primi ostacoli è Roma. La capitale sarebbe infatti una doppia sfida per il progetto della coalizione a trazione Pd, sia per il fatto che la sindaca uscente Virginia Raggi intende ricandidarsi, sia per la candidatura di Carlo Calenda, il quale ha non ha nessuna intenzione di fare passi indietro. Ad oggi non è chiaro se i vertici dei pentastellati intendano sacrificare una loro pedina per il bene superiore o se punteranno i piedi. Non è neanche chiaro come il Pd intenda superare la prova visto che ad oggi quasi ogni pezzo di quella che dovrebbe essere un’alleanza presenta un candidato sindaco.
Lieto fine?
Letta ha comunque avanzato la sua proposta di arrivare uniti alle amministrative. Chissà se l’Avvocato del popolo sarà disposto a spartire la piazza e farsi guidare dal segretario Letta. La vera questione sarà vedere se effettivamente i due ex premier possano coesistere da “amici” o se invece finiranno per rubarsi a vicenda pezzi di elettorato, visti i profili dei due leader e le linee politiche, sempre più incredibilmente simili.