Adesso
arriva
la parte più difficile:
abbracciare in ginocchio le mani
congiunte di tagli e di spine, frenetiche macchine,
erranti di droga
e volgerle in alto, stordite di pianto
rotte di perdita e nuovi abbandoni.
Nella saggezza che avvolge il mio tempo
arriva il momento, placido e lento
dove mi sveglio, e lenta convengo
che eterno rimani a darmi la forma,
a scongiurarmi la dissipazione,
la scissa tendenza dell’acqua dispersa,
che roccia e cotone, cocci di botte
contieni e conforti il pianto la notte.
Sei sempre rimasto, fisso e sicuro
a contemplare l’inerme esistenza,
di incubi e sogni rimasti un po’ indietro
chiusi ed avvolti come l’acqua nel vetro.
di Bruna Piacentino,all rights reserved