Clubhouse: il social
del momento

Clubhouse: la piattaforma a-sociale
in cui tutti vogliono entrare

Il social del momento: si entra con invito ma gli inviti sono pochissimi
E se non hai un iPhone resti al palo

di Flaminia Camilletti
di Redazione The Freak

Clubhouse: il social
del momento

Clubhouse: la piattaforma a-sociale
in cui tutti vogliono entrare

Clubhouse: la piattaforma a-sociale
in cui tutti vogliono entrare

di Flaminia Camilletti
di Redazione The Freak
Clubhouse

Clubhouse: il social
del momento

Clubhouse: la piattaforma a-sociale
in cui tutti vogliono entrare

Il social del momento: si entra con invito ma gli inviti sono pochissimi
E se non hai un iPhone resti al palo

di Redazione The Freak
di Flaminia Camilletti

Non lo dicono, ma tutti vogliono avere un invito su Clubhouse, il nuovo social del momento. 

Parola chiave: esclusività. Non puoi entrare senza invito e gli inviti a disposizione di chi entra a farne parte sono pochissimi. Ogni utente all’inizio ne ha a disposizione solo uno da utilizzare, ma più si usa la piattaforma, più aumentano gli inviti.

Bisogna stare attenti a chi si invita: ogni utente introdotto conserverà nella sua bio il nome di chi lo ha fatto entrare, come nei circoli più esclusivi, nei quali non si entra senza esser presentati. Clubhouse si presenta a tutti gli effetti come un gruppo elitario. Se non hai un Iphone o un Ipad non puoi entrare perché ancora non è compatibile con Android e questa scelta, se lo è, delimita un confine, il confine di un club esclusivo. 

BRAZIL – 2021/02/08: In this photo illustration the Clubhouse logo seen displayed on a smartphone screen. (Photo Illustration by Rafael Henrique/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)

Sembra una radio, ma non lo è perché le mancano i ritmi per poterlo essere. È sicuramente una piattaforma decisamente autoreferenziale nella quale ci si può esprimere liberamente, anche troppo. Troppo perché a volte si ha la sensazione che gli speaker vadano a ruota libera. Spesso chi modera non ha esperienza di conduzione o di interviste oppure una semplice formazione da giornalista per sapere quando interrompere o fare una domanda.

Questo rende alcune room noiose o in altri casi caotiche. In molti casi gli speaker sono troppi, questo avviene perché spesso chi entra in una room è troppo famoso o semifamoso per non poter essere coinvolto nel dibattito, oppure fa un lavoro troppo importante o semi importante per non lusingarlo chiedendogli una sua opinione.

Nel peggiore dei casi è troppo amico o troppo collega di chi modera per non essere invitato a parlare. Insomma spesso capita che in una room ci siano più speaker che uditori e che quindi finiscano a parlare centinaia di persone indefinite e a volte neanche presentate rendendo la room una fiera delle vanità. 

Eppure esclusività e club non è detto che facciano rima con privacy. Infatti il flusso di dati dell’app è gestita da una società terza che si chiama Agora ed ha sede a Shangai. In Cina Clubhouse è vietata dalla settimana scorsa e le politiche di ingerenza nelle società del governo cinese sono ben note a tutti. Nessuno si stupirebbe se Pechino decidesse di accedere a tutti i dati di Clubhouse e farli propri. 

Nel frattempo Elon Musk ha chiesto a Putin di conversare su Clubhouse e milioni di persone stanno provando ad iscriversi senza troppo successo dai software Android. La piattaforma attualmente è usata male, almeno in Italia, ma le possibilità sono infinite. I

l vero punto di forza è l’assenza del video che consente alle persone di conversare mentre fanno colazione con i propri figli oppure di partecipare ad una conferenza tra una commissione e l’altra senza preoccuparsi di sistemare luci, microfoni, trucco e parrucco.

È l’alba di una nuova era oppure l’ennesima meteora?

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