City of Lies, la verità bugiarda sugli omicidi di Tupac e Notorious BIG

di Fabrizio Grasso

City of Lies, la verità bugiarda sugli omicidi di Tupac e Notorious BIG

di Fabrizio Grasso

City of Lies, la verità bugiarda sugli omicidi di Tupac e Notorious BIG

di Fabrizio Grasso

«Un omicidio come questo resta irrisolto solo se la polizia non vuole risolverlo».

Inganni, insabbiamenti e corruzione: questi i temi che fungono da fondamenta per City of Lies: l’ora della verità, il nuovo film di Brad Furman con protagonista Johnny Depp, attualmente nelle sale italiane. Un progetto tanto ambizioso quanto travagliato, nato con l’intento di sbrogliare l’intricata matassa che avvolge due tra le figure principali della storia dell’hip hop americano: Tupac e Notorious BIG. Due voci, due fronti di battaglia, una fine comune: l’assassinio, avvolto da una fitta coltre di mistero.

Basato sul libro LAbyrinth scritto da Randall Sullivan, City of Lies narra le vicende che ruotano attorno al detective della polizia di Los Angeles Russell Poole (Johnny Depp), il quale ha indagato per tutta la vita sul caso dell’omicidio di Christopher Wallace, meglio noto come Notorious BIG, senza mai venirne a capo. Dopo vent’anni di ricerche, viene rintracciato dal giornalista dell’ABC Darius Jackson (Forest Whitaker) che lo convince a raccontargli tutti i dettagli, al fine di portare alla luce il vero assassino della star della musica. Assieme ai due protagonisti del film, lo spettatore si troverà immerso in un mare di inganni e corruzione, radicatisi in maniera salda all’interno dello stesso corpo di polizia della “città degli angeli”. Sullo sfondo, un sostrato di criminalità che coinvolge l’intera metropoli, dalle gang dei ghetti, sempre in lotta fra loro, fino alle case discografiche dei due rapper e alle stesse forze dell’ordine. «Quando sono entrato in polizia, sentendo le sirene credevo significassero l’arrivo di un fratello poliziotto», si ritrova a ricordare Poole. «Ora non ne sono così sicuro».

Presentato come un progetto a metà fra il thriller poliziesco e il film-inchiesta, l’opera di Furman restituisce al pubblico l’immagine di un’America corrotta e consumata dall’interno, dove anche le istituzioni della giustizia risultano vittime della criminalità. Le gang, su tutte quella dei Bloods, hanno contagiato chiunque: le case discografiche, la polizia, la politica. Tanta carne al fuoco per un film che si muove tuttavia con un ritmo lento e a tratti confusionario, tanto da non identificarsi né come thriller né come inchiesta. Il progetto infatti non presenta nessuna novità sugli omicidi rispetto a quanto già pubblicato nel corso degli anni dalla stampa e dallo stesso cinema: quello degli assassinii di Tupac e Notorious BIG infatti era stato già trattato in passato, forse anche troppo: dal documentario del 2002 di Nick Broomfield, Tupac & Biggie, fino ai film incentrati su ciascuno dei due, da Notorious B.I.G. del 2009 di George Tillman Jr. al recente All Eyez on me, opera del 2017 diretta da Benny Boom. Basti pensare che la sola vita di Tupac ha fatto da scenario a ben 15 progetti dal 1997 ad oggi.

C’è da dire anche che affrontare due casi irrisolti di tale caratura non era affatto un compito semplice. Ottimo il livello delle performance dei due protagonisti, su tutti quella di Johnny Depp, che restituisce bene al pubblico l’idea di un uomo cupo e solitario, tormentato giorno e notte da una verità che sembra sfuggirgli dalle mani ogni qualvolta gli si avvicina. Da segnalare come, tuttavia egli si sia reso protagonista di uno scandalo mediatico nel 2017, quando, visibilmente in preda agli effetti dell’alcool, avrebbe aggredito il location manager del progetto, Gregg Brooks. Un’accusa che rimase al centro delle cronache per diverso tempo, fino a quando non fu smentita dallo stesso Depp e dal suo agente.

City of Lies ha il grande merito di riportare all’attenzione del pubblico mondiale due tra le vicende più oscure del crimine americano. I due protagonisti sono tuttora considerati vere e proprie leggende dell’hip hop, nonostante la loro breve carriera, perché, come diceva Tupac, “Le guerre vanno e vengono, ma i miei soldati vivono in eterno”.

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