Cerimony: l’albero di Natale e Gareth Pugh.

di Andrea Giulia Monteleone

Cerimony: l’albero di Natale e Gareth Pugh.

di Andrea Giulia Monteleone

Cerimony: l’albero di Natale e Gareth Pugh.

di Andrea Giulia Monteleone

Dopo un’attentissima analisi di mercato, svolta sul campione più grande a mia disposizione, ovvero tutte le persone che ho incontrato dall’8 Dicembre ad oggi, sento serenamente di poter affermare che il Natale sia il periodo più artistico dell’anno.

Tranne quelli che appartengono alla fazione presepe e che – devo riconoscere – sono in continua diminuzione, forse per paura che la TASI colpisca anche le grotte e le casette dei pastori; tutti noi, quando afferriamo palline, ghirlande e luci, ricoperti di glitter, ispirati dalla magia del Natale e cullati da playlist dedicate, sentiamo di poter creare una scenografia degna di Premio Oscar.

Siamo disposti ad arrampicarci su scale mai aperte prima, escogitiamo ingegnosi modi per far arrivare la corrente nell’angolo più lontano della stanza, instancabili lavoratori fino a quando tutto è finito, ci sediamo solo per guardare ammirati le nostre magnifiche “istallazioni”.

Che si appartenga alla fazione chabby chic, country, bianco e argento, rosso e oro, luci-senza-decorazioni, addobbi tradizionali, Miley Cirus su una Wreking Ball o Belen su una farfallina, alberi veri o finti, che si voglia addobbare anche lo sgabuzzino, il balcone e la cuccia del cane, oppure non siate tra quelli che iniziano a decorare la propria vita a Novembre ma preferiate invece alberi 0,10×0,10, affittati all’Ikea, preconfezionati dai cinesi, fatti di libri o bottiglie impilati (se cioè siete studenti fuori sede o erasmus) od anche se non volete appendere nemmeno una pallina perché volete dimostrare a tutti che siete dei veri duri, vi dico subito che la mia indagine ha svelato che l’anti conformismo a Natale non è concesso.

Del pari, sembra proprio (sempre secondo questa accuratissima analisi) che il minimalismo non piaccia poi tanto. Siamo pur sempre la patria della famiglia, camino e tombola, dei pranzi più lunghi del pianeta e a nessuno sembra trasmettere “abbastanza Natale” qualcosa che non sia esageratamente grande, colorato, luminoso, ingombrante e, soprattutto pieno di cose, oggetti, accessori.

Al Victoria & Albert Museum di Londra, “The world’s greatest museum of art and design”, però, non la pensano esattamente così.

Cerimony

Per disegnare e realizzare l’albero che ogni anno troneggia nell’atrio del museo, dopo (tra gli altri) Alexander McQueen e Tord Boontje, Mattew Williamson, Jasper Conran e Boudicca, quest’anno l’impresa è stata affidata al designer inglese Gareth Pugh ed il risultato è spettacolare quanto inusuale.

I predecessori del giovane stilista si erano “limitati” ad impreziosire in maniera più o meno straordinaria classici ed enormi abeti.

McQueen e Boontjie hanno realizzato un albero interamente di cristalli. Jasper Conran ha utilizzato i Waaterford. Boudicca, ispirandosi alla “Piccola Fiammiferaia” di Hans Christian Andersen, ha posizionato una bambola alata con un grande fiocco bianco sulla cima di un abete verde.

Pugh non ha fatto nulla di tutto ciò. L’albero, infatti, non è un albero, ma un’istallazione ed in quanto tale ha anche un nome: Cerimony.

Alto 4 metri, è costituto da 9 piramidi di specchi dorati ed insiste su un nucleo luminoso che richiamerebbe la natività, costruito in ferro, legno, acrilico e luci a Led.

L’insieme è impressionante, e racchiude in sé tutti i topoi artistici di questa festa, come noi (e nessuno prima) non avremmo mai immaginato di assemblarli.

L’albero non è la struttura portante per pregiatissime decorazioni ma decorazione in sé.

Scintillante ma non inconsistente, ricco ma non sfarzoso, solido ma non ingombrante, inessenziale ma non futile, minimale ma non freddo, riflettente ma non trasparente, stabile ma non statico.

Questo è anche l’augurio che faccio a tutti voi.

Buon Natale e Buon Anno Nuovo.

 

di Andrea Giulia Monteleone

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