Celotto: “Il voto non è un tabù”

Celotto: "Draghi bis o le urne,
ma il voto non è un tabù"

Intervista al professor Celotto, ordinario di diritto Costituzionale a Roma tre
"Ecco quali sono i possibili scenari di questa crisi di governo"

di Mimma Cavallo & Lorenzo Peraino
di Redazione The Freak

Celotto: “Il voto non è un tabù”

Celotto: "Draghi bis o le urne,
ma il voto non è un tabù"

Celotto: "Draghi bis o le urne,
ma il voto non è un tabù"

di Mimma Cavallo & Lorenzo Peraino
di Redazione The Freak
Celotto

Celotto: “Il voto non è un tabù”

Celotto: "Draghi bis o le urne,
ma il voto non è un tabù"

Intervista al professor Celotto, ordinario di diritto Costituzionale a Roma tre
"Ecco quali sono i possibili scenari di questa crisi di governo"

di Redazione The Freak
di Mimma Cavallo & Lorenzo Peraino

“Era il momento di una crisi di governo? Non c’è un momento opportuno per una crisi. Quando le cose capitano, vanno affrontate”.

Risponde così il professor Alfonso Celotto – ordinario di diritto Costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma tre e ospite fisso di Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro – all’intervista di The Freak (gli autori dell’intervista sono due studenti di Giurisprudenza).

Celotto analizza ciò che è accaduto in questi giorni e soprattutto cosa potrà accadere oggi.

Alfonso Celotto, professore ordinario di diritto Costituzionale all’università di Roma tre

Professore, partiamo dalle basi. Ci spiega cos’è una crisi di governo? E Perché in Italia sembra impossibile che un esecutivo resti alla guida del paese per tutta la durata della legislatura, ovvero per cinque anni?

“Una crisi di governo è la tipica difficoltà nel sistema parlamentare di tenere coesa la coalizione. Noi siamo un paese caratterizzato da un grande pluralismo dove coesistono molti interessi e non si riesce a vedere governi coesi oltre il tipico periodo di quattordici mesi”.

Dunque è per questo che puntualmente è arrivata una crisi di governo. Stavolta però il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha rassegnato le dimissioni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale le ha respinte determinando quella che viene chiamata “parlamentarizzazione della crisi”. Ecco, di cosa si tratta?

“Nel sistema parlamentare dovrebbe essere il Parlamento a revocare la fiducia al governo, ma nel nostro caso su 67 governi, 64 sono finiti con le dimissioni del presidente del Consiglio. Il motivo è semplice: quando un presidente del consiglio si accorge che non ha più la possibilità di ottenere una maggioranza, preferisce dimettersi piuttosto che andare in Parlamento per farsi sfiduciare. Sia Renzi che Conte si sono comportati così, ma anche Prodi nel 2008”.

Ma aprire una crisi di governo oggi, con una guerra in corso, una pandemia in ripresa ed una crisi energetica, oltre che economica, alle porte è secondo lei un atto irresponsabile?

“La crisi di governo si fa quando capita e deriva sempre da ragioni politiche, mai da ragioni di opportunità o di momento. Non c’è infatti un momento opportuno per una crisi di governo, quando le cose capitano vanno semplicemente affrontate come sta accadendo oggi”.

Secondo lei cosa ha indotto realmente Giuseppe Conte a creare una situazione simile?

“I partiti non si sentono più riconosciuti all’interno del sistema e quindi non riescono ad andare avanti. Basta ricordare la Lega Nord con Berlusconi nel 1994. I governi finiscono sempre per implosione interna delle linee politiche”.

Quali sono secondo lei i possibili scenari a seguito di questa crisi? Cosa accadrà oggi in Parlamento?

“Gli scenari cambiano continuamente. Alle 18 di martedì (orario dell’intervista, ndr) a mio avviso le possibilità sono essenzialmente due: o che si ritrovi un nuovo governo, un Draghi bis con un rimpasto o che si vada a votare”.

Secondo lei a 6 mesi dalla fine della legislatura avrebbe senso sciogliere le camere e andare anticipatamente al voto?

“Potrebbe avere assolutamente senso, l’Italia ha bisogno di stabilità. Andare a votare è una visione molto più stabile, solida e certa rispetto a un governicchio, un governo balneare estivo”.

Nel 2023, salvo uno scioglimento anticipato delle camere, terminerà la XVIII legislatura. Allo stato attuale, qual è la forza politica che si presenterà a fine legislatura come “vincitrice”? Difficilmente alle prossime elezioni si verrà a creare un quadro politico simile a quello del 2018, con il M5S al 32% e la Lega al 17%. Quali sono gli scenari plausibili per la prossima legislatura?

“Al momento gli scenari della prossima legislatura sono impensabili. Se si votasse a ottobre con questa legge elettorale si avrebbero questi schieramenti. Se si votasse ad aprile/ maggio il quadro è così composito e diverso che potrebbe succedere qualunque cosa: potrebbe cambiare legge elettorale, potrebbe nascere un nuovo schieramento di centro, un nuovo partito, quindi al momento rispondere a questa domanda è come prevedere chi vincerà lo scudetto di calcio nel 2028: impossibile”.

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