Maurizio Cattelan, con lui nessuno è al sicuro

di Daniele Urciuolo

Maurizio Cattelan, con lui nessuno è al sicuro

di Daniele Urciuolo

Maurizio Cattelan, con lui nessuno è al sicuro

di Daniele Urciuolo

L’Arte, con la A maiuscola, è spesso stata trasgressiva, provocatoria, nel corso dei millenni. Dalla pittura erotica pompeiana ai nudi di Michelangelo, da Caravaggio a Duchamp, da Fontana a Piero Manzoni.

E lui è il re della provocazione, della punzecchiatura, dell’attacco frontale, dell’incitamento, dell’eccitamento artistico.

Pungente come un calabrone, aspro come l’acido cloridrico, mordace come un critico letterario, salace come un cavallo in calore, sarcastico come un comico di satira, pepato come l’arrosto, stiamo parlando di Maurizio Cattelan.

“Maurizio Cattelan gioca a tira e molla con le icone della storia dell’arte, della religione e della politica nelle sue sculture, che hanno l’imprevedibilità del Dadaismo, l’immediatezza del Pop e la “viscosità” della migliore pubblicità” (Emily Stokes).

Maurizio Cattelan, nato a Padova 52 anni fa, è il più famoso scultore italiano contemporaneo. Artista politicamente scorretto, deve la sua popolarità alle sue opere, vere e proprie istigazioni, eccitanti e a volte volutamente indecenti. Sculture e installazioni originali e alquanto sorprendenti, sempre al limite tra la genialità e l’oltraggio.

Da ricordare che l’artista si è guadagnato un forte riscontro dal pubblico e dal mercato dell’arte grazie alle sue idee fuori dagli schemi ordinari.

Nel 1997, ad esempio, invitato a partecipare alla 47sima Esposizione internazionale d’arte di Venezia della Biennale, il cui tema era la mescolanza delle generazioni nell’arte italiana postbellica, Cattelan portò un’opera che omaggiava (o ridicolizzava) uno dei più importanti movimenti artistici italiani del dopoguerra, l’Arte povera, movimento in cui gli artisti realizzavano le loro opere con materiali non convenzionali o “poveri”. Nel visitare il padiglione italiano tempo prima della manifestazione, Cattelan lo aveva trovato in totale abbandono e degrado, pieno di piccioni. La sua opera, “Turisti”, fu di lasciare tutto come lo aveva trovato, aggiungendo semplicemente 200 piccioni imbalsamati posizionati sulle travi del padiglione ed escrementi degli stessi sul pavimento.

Nel 1999 presentò come opera vivente “A perfect day” il noto gallerista milanese Massimo De Carlo, appendendolo ad una parete della galleria con del nastro adesivo grigio. Al termine del lungo vernissage, lo stremato gallerista fu ricoverato al pronto soccorso privo di sensi.

L’opera più nota di Cattelan è “La Nona Ora”, scultura realizzata nel 1999 che raffigura Giovanni Paolo II abbattuto a terra sotto il peso di un enorme meteorite e circondato da vetri infranti. Al centro di molte polemiche, il lavoro è stato esposto alla Royal Academy di Londra e a Varsavia e battuto da Christiès nel 2001 per la cifra record di 886 mila dollari, all’epoca equivalenti a due miliardi di lire.

Le sue opere combinano la scultura con la performance, ma spesso includono eventi di tipo “happening”, azioni provocatorie di rottura, pezzi teatrali, testi-commento sui pannelli che accompagnano opere d’arte sue e non, articoli per giornali e riviste, ecc.

“Il buon gusto, come il gusto, sono cose da gelatai. Lo scandalo è parte dell’opera, non l’intera opera”. Maurizio Cattelan, con lui nessuno è al sicuro.

È stato definito da Jonathan P. Binstock, curatore d’arte contemporanea, come “uno dei più grandi artisti post-duchampiani e un furbacchione, anche”.

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