Cannes 2019: Jarmousch apre, anche a Roma. Ma c’è di più

di Alessandra Carrillo

Cannes 2019: Jarmousch apre, anche a Roma. Ma c’è di più

di Alessandra Carrillo

Cannes 2019: Jarmousch apre, anche a Roma. Ma c’è di più

di Alessandra Carrillo

Cannes 2019 inizia con un horror. Per la prima volta.

Ed è allo stesso modo che inizia anche la rassegna Le vie del Cinema da Cannes a Roma: The Dead don’t Die (“I morti non muoiono”, al cinema Adriano oggi alle 18 ed alle 20.30 e dal 13 giugno l’uscita in tutta Italia) scritto e diretto da Jim Jarmusch, uno zombie movie dal cast stellare (da Bill Murray a Tilda Swinton e Adam Driver, ma anche un Tom Waits in versione uomo dei boschi) che presenta una immaginaria cittadina di provincia americana, tale Centerville, in mezzo ad un’apocalisse zombie, dove – appunto – i morti non muoiono: mentre le ore del giorno diventano imprevedibili e gli animali hanno comportamenti insoliti, escono dalle tombe i morti che iniziano a nutrirsi di esseri viventi. Una lotta alla sopravvivenza nell’umorismo dell’assurdo, con omaggi al maestro Romero e qualche riferimento geniale alla vita da zombie di oggi davanti ad uno smartphone.

Uno Jarmusch che prova di nuovo a stravolgere un genere (dopo i vampiri innamorati di Solo gli amanti sopravvivono del 2013) ma che forse non mantiene le aspettative di un film d’apertura di una 72esima edizione ricca, fino alla fine, di attenzioni mediatiche.

Uno dei primi film a colpire è invece stato Dolor y Gloria di Pedro Almodóvar, già uscito al cinema anche in Italia (e quindi non in rassegna) e celebrato dai più, che ha visto il Premio come Miglior Attore ad un Antonio Banderas che ci ha regalato la sua performance della vita: interpretando lo stesso Almodóvar (nella finzione Salvador Mallo, un acclamato regista al suo declino fisico ed artistico) in una rielaborazione narrativa con riferimenti autobiografici ma totalmente a sé, in un racconto che è passato e che si affaccia al presente con i ricordi amplificati dai colori, dagli odori, dai sapori, dai dolori di un tempo. Quadri, sono quadri bellissimi e potenti, dove brilla il rosso della carta da parati, la stazione od il cielo visto dal soggiorno di una caverna: quella definizione così netta delle linee, quella composizione che non potrebbe essere altrimenti se non perfetta, trasuda di amore per il cinema, in una dedica intima tra puzza di piscio, di jasmine e la brezza d’estate.

Nel film si percepisce tutto il lavoro interiore e nella scrittura di Almodóvar e nell’interpretazione di Banderas (in conferenza stampa ammise che nella preparazione sul set “arrivai senza alcun bagaglio, pronto ad essere chi sono: e mi resi conto di essere lui”) che si incontrano in un tuffo sott’acqua, pronti a riemergere con tenerezza e rispetto, raccontando un viaggio di umanità, alla scoperta di se stessi, in un silenzio estraniante lungo un corridoio o nella gioia malinconica davanti ad un quadro, regalando una scena finale che è raccontata negli occhi di una Penelope Cruz straordinaria. Chapeau.

In Italia soprattutto si vociferava anche di una speranza per Pierfrancesco Favino in quel di Cannes: anche il nostro ha lui proposto un eccezionale lavoro al microscopio sul personaggio, interpretando Tommaso Buscetta nel bel film di Marco Bellocchio, Il Traditore (anche questo, già al cinema), velando di pensieri di champagne e morte la storia di un maxi-processo che ha stravolto Cosa Nostra, passando da una Rio de Janeiro che sa di nuova vita ma che risuona di mafia. Accompagnato da una musica mastodontica, i giorni tormentati in carcere e quello scontro che risuona in quell’accento strano di un siciliano ormai straniero. Un uomo solo, che mostra le sue piaghe mentre vanitoso si tinge i capelli di nero, e il coraggio di parlare, senza essere un eroe, in quello sparo atteso da anni.

Straordinariamente bravo davvero, ma Banderas tocca corde che non si possono spiegare: dove l’emozione arriva senza preavviso ed esplode nel più profondo. Meritato miglior attore di questa kermesse.

Chi invece ha vinto il premio più prestigioso, l’ambita Palma d’Oro, è Parasite: l’atteso film coreano di Bong Joon-ho (che sarà proiettato sia il 13 che il 14 giugno alle 20 al Cinema Eden) è una black comedy che unisce il thriller ed il sangue ad un dramma che parla di povertà e disperazione, tra suspense e quel modo di raccontare risentimento e disparità sociale al limite della satira.

Prima di Parasite giovedì 13 al Cinema Eden farà capolino (per poi tornare sabato 15 alle 20.30) It Must Be Heaven del palestinese Elia Suleiman: una piccola gemma che ha vinto la Menzione Speciale della giuria ed il Premio FIPRESCI, affrontando temi delicati in maniera sottile, ironica e con quel suo sguardo, come solo lui sa fare, dietro occhiali e cappello, muto. Si parla di identità, nazionalità ed appartenenza, passando da Nazareth a Parigi e a New York, in cerca di una patria alternativa: il passaggio di vita tra vicini in quel di Nazareth racconta cartoline esilaranti in una composizione simmetrica, tra pioggia e musica, la poesia; a Parigi le fotografie viventi di una città vuota, popolata solo al bar da donne che rivelano la loro bellezza tra una sigaretta ed un bicchiere e poi il trambusto di una parata mentre qualcuno soccorre un senzatetto; e New York, con quella prima frase “I’m Palestinian” che si scontra con le armi in un’allegoria del mondo.

Applausi alla fine della proiezione di “It Must be Heaven”, di Elia Suleiman

Fa la sua comparsa amichevole nel film anche Gael Garcia Bernal, in un incontro di solitudini al margine di barriere e confini, verbali e reali.

Un Gael Garcia Bernal che porta a Cannes il suo primo film da regista, Chicuarotes, fuori concorso, ma in sala ad accoglierlo c’è anche il Presidente di Giuria della competizione, Alejandro González Iñárritu, con il quale arrivò per la prima volta sulla Croisette nel 2000 grazie ad Amores Perros.

L’abbraccio di Gael ed Iñárritu.

Il suo film sa di disperazione e speranza, ambientato in una zona lacustre di Città del Messico dove si coltiva il cosiddetto Chili Chicuarote: un peperoncino molto forte, metafora della natura fatta di passione e crimini della gente della zona, raccontata con violenza ed un tocco di mistica religiosità. I personaggi femminili risplendono, in una lotta per la sopravvivenza che vuole ancora dare una possibilità a questo posto. Il Messico, come il mondo. Chissà se lo vedremo anche in Italia.

Temi forti quelli di questa Cannes, scelte forti quelle della rassegna Da Cannes a Roma. Dal 12 al 16 giugno nei cinema Adriano, Eden e Giulio Cesare. Il programma completo QUI.

TO BE CONTINUED

P.S. E per chi non volesse perdersi la versione restaurata di The Shining in V.O., appuntamento STASERA al cinema ADRIANO alle ore 22,15 (attenzione, sottotitoli solo in francese; gli altri film della rassegna saranno invece in lingua originale sottotitolati in italiano).

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