Cannes 2017: il Festival si tinge di rosa

di Alessandra Carrillo

Cannes 2017: il Festival si tinge di rosa

di Alessandra Carrillo

Cannes 2017: il Festival si tinge di rosa

di Alessandra Carrillo

Cannes 2017: Miglior regia a Sofia Coppola, un tetto di cristallo che si infrange

Cannes 2017: La settantesima edizione del Festival di Cannes vede finalmente protagonista anche le donne: a partire dall’affiche rossa, simbolo del Festival è la splendida Claudia Cardinale in una foto del suo periodo d’oro, mentre come madrina ufficiale un’altra italiana amata molto dal pubblico francese ed internazionale per la sua bellezza e sensualità, Monica Bellucci.

Monica bellucci a Cannes 2017

Ma non è solo l’immagine del Festival ad essere al femminile, la stessa Bellucci infatti ha ribadito nel suo discorso di chiusura:

“Spero che sempre più registe trovino spazio. Il mio ruolo di madrina e di donna mi costringe a ricordarvi due modi di dire: fate attenzione a non far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime, ma anche quando una donna si mette in testa di fare qualcosa il diavolo si siede e prende appunti.

Così sono iniziati ad arrivare anche i riconoscimenti in rosa e non si è guardato più alle donne solo per i look da red carpet.

E così, a 56 anni dal precedente premio alla miglior regia assegnato ad una donna (la russa Yuliya Sointseva per il suo film Chronicle of Flaming Years), ecco trionfare Sofia Coppola per la regia di The Beguiled/L’inganno: un film che è un po’ un remake di La notte brava del soldato Jonathan  con Colin Farrell come Clint Eastwood, ma con la storia che viene raccontata in chiave “femminista”, più che suddista. E’ negli sguardi desiderosi delle protagoniste (da Nicole Kidman a Kirsten Dunst e Elle Fanning), nelle mani che imbarazzate accarezzano una gamba nuda, nelle sfide a tavola tra spalle scoperte e gelosie nascoste dietro orecchini rubati per la conquista dello Yankee nordista che si racconta il campo di battaglia al femminile che richiama Piccole Donne ma molto più sfrontate ed i tempi, le luci e la rigida e cordiale borghesia d’apparenza di Cechov. Il tutto in vista di una trasformazione vendicativa e trucida che riflette ancor più sulla visione femminile di questo incontro ai tempi di guerra.

Sofia Coppola

Per la Palma d’Oro di Cannes 2017, invece, bisogna ancora attendere, l’unica regista ad averla vinta fu Jane Campion con Lezioni di Piano nel 1993. Vince invece la Caméra d’Or per la migliore opera prima Jeune Femme di Léonor Serraille, un’altra donna promettente per un film scritto da lei a tratti comico a tratti drammatico in un racconto sociale di una ragazza sola (interpretata da Letitia Dosch) per le strade della capitale francese, a confronto con parigini isolati dal mondo ed il mondo isolato dentro di sé.

Segnali importanti quindi per un cinema che vede fin troppe poche donne provarci:

“Appena il 4% delle donne, credo, ha diretto i principali film nel 2016. E su oltre 4mila episodi di serie tv solamente 183 sono stati diretti da donne (…) L’unica cosa da fare è essere noi stesse donne a supportare il cinema delle donne, ed è quello che io sto facendo con impegno. Si sente dire ora è diverso, ma non è così”

conclude Nicole Kidman, vera regina di questo Festival con ben quattro titoli, un Premio Speciale per il 70esimo Anniversario ed un compleanno importante alle porte, 50 anni il 20 giugno.

Il tema è affrontato nel dettaglio e a tutti i livelli negli incontri mattutini negli spazi voluti dalla Fondazione Kering per Women in Motion: presenti Robin Wright, Isabelle Huppert (che persino davanti alla platea del Grand Théâtre Lumière afferma “70 anni di Cannes e una solo Palma d’oro ad una donna. No Comment”), Salma Hayek Pinault e Diane Kruger che fa eco alle sue colleghe e da attrice vorrebbe uno spazio che permetta ai personaggi femminili di essere al centro della storia e non solo di essere al servizio dei ruoli maschili.

E lei, a Cannes 2017, ci è riuscita, vincendo il premio come Miglior Attrice per In the Fade diretto dal regista e sceneggiatore turco/tedesco Fatih Akin, noto per La Sposa Turca, premiato a Cannes nel 2004.

diane kruger

Diane Kruger recita per la prima volta in tedesco (sua lingua madre) in un film che attraverso il suo sguardo, la sua feroce tristezza, l’incombenza della nullità di una vita in cui si perde la propria famiglia, fa emergere un desiderio di vendetta ricercato nella giustizia e non, a bordo mare, su una spiaggia illuminata a contrasto con il buio che porta dentro. Le sequenze iniziali le valgono già il premio: in pochi minuti ci si sente catapultati dentro la sua vicenda, una bomba esplosa nel suo cuore le ruba gli affetti e ci si arriva a chiedere fino a che punto ci si spinge quando non si ha più niente, se non negli occhi il sangue di chi ci è stato sottratto per rivendicazioni lontane e non connesse alla propria vita. Quale è il limite? Riusciamo a comprendere quella voglia di disfacimento quando non si ha nulla da perdere perché si è già perso tutto? La Kruger è immensa, e già si parla di possibile candidatura agli Oscar. Il film fa riflettere sulla violenza, sulla vita e sul terrorismo sfalsando i piani a ruoli invertiti rispetto alle percezioni classiche. E fa riflettere ancora di più.

Menzione speciale, in questo Cannes 2017, anche per Lynne Ramsay, con il Premio per la Miglior Sceneggiatura, per il film You were never really here, in ex aequo con il greco Yorgos Lanthimos e, dulcis in fundo, altro premio in rosa importantissimo per l’Italia: Jasmine Trinca vince come Miglior Attrice nella sezione Un Certain Regard per la splendida interpretazione nel film Fortunata, diretto da Sergio Castellitto.

(continua.. i film italiani a Cannes)

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