Cannes 2017: film che raccontano i sensi, film francesi e la fin

di Alessandra Carrillo

Cannes 2017: film che raccontano i sensi, film francesi e la fin

di Alessandra Carrillo

Cannes 2017: film che raccontano i sensi, film francesi e la fin

di Alessandra Carrillo

Cannes 2017: film che raccontano i sensi, film francesi e la fin

In rassegna alcuni dei film internazionali visti a Cannes (e a Roma)

A Cannes, abbiamo visto di tutto, dal black humor al dark viscerale per passare ad una pellicola particolare come WONDERSTRUCK di Todd Haynes, scritto dallo stesso sceneggiatore di Hugo Cabret, Brian Selznick. E la mano si vede, la magia si legge nei volti di questi ragazzi sordi (l’attrice Millicent Simmonds lo è per davvero) le cui storie si incrociano a cinquanta anni di distanza, tra spazi temporali diversi, colori vivi da un lato e bianchi e neri da pellicola dall’altro. Adattamento di un romanzo per bambini, con il piccolo Oakes Fegley e Jaden Michael – l’amico che sarà le sue orecchie – e attrici del calibro di Julianne Moore e Michelle Williams, Wonderstruck è una rincorsa nel tempo, un tuffo nel passato dal sapore retrò ed una commistione poetica di musiche e immagini che raccontano silenzi di rumori e percezioni lontane in una sensorialità sfiorata attraverso il tocco della dolce creatività di una matita e di quei desideri che, in una vivida curiosità, portano con sfocature magiche a seguire la macchina da presa per ritrovare i segreti nascosti nelle case in miniatura di una New York anni settanta.

Una magia che non sembra essere emersa nel tocco dello scultore RODIN, nel film di Jacques Doillon, mentre altri film francesi hanno decisamente colpito di più. Tra tutti, il vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria e presente anche nella rassegna Le vie del Cinema da Cannes a Roma, 120 BATTEMENTS PAR MINUTE di Robin Campillo, regista francese nato in Marocco già conosciuto in Italia per “La Classe” di cui è stato sceneggiatore e montatore, film Palma d’Oro nel 2008.

cannes

“Un film vitale, emozionale ed impegnato” che ha fatto piangere il Presidente di Giuria Pedro Almodóvar nel citarlo in conferenza stampa: il film è gli anni ’90, l’AIDS, gli attivisti di Act Up-Paris, le assemblee collettive e le azioni di dimostrazione e ribellione contro le grandi società farmaceutiche tra indifferenza generale e silenzio rotto dal rosso scuro del sangue, del sesso e della morte in un dolore disperato e tachicardico.

Di rottura misurata, invece, LE REDOUTABLE di Michel Hazanavicius (anche questo in rassegna) che racconta come la rivoluzione inizia da se stessi, nella storia di Jean Luc Godard (interpretato da Louis Garrel) che nel 1968 gira “La chinoise” assieme alla sua donna Anne Wiazemsky (Stacy Martin). Il film è ispirato proprio ai racconti di lei (in Un an après), attraverso riprese che viaggiano lungo le strade di Parigi tra scritte sui muri e scorribande di proteste, occhiali che continuano a cadere e rompersi nella fallibilità delle cose: in macchina tra chilometri di urla e silenzi, si arriva in una Cannes che riemerge dalla polvere e dai fumi di una contestazione mentre Garrel è sempre più Godard nella voce, nei gesti, nello sguardo strizzato. Tra diapositive borghesi in bianco e nero e l’insicurezza possessiva di un amore che si rifugge nel rifiuto e nel tentativo di morte in un’Italia che lo contesta, appare anche un Bertolucci interpretato dal bravo Guido Caprino, mentre sul finale si sente la voce di Adriano Celentano in Azzurro, colonna sonora di una vita di ideali alla mercé dell’anticonformismo.

Tra i film francesi di Cannes anche L’AMANT DOUBLE di François Ozon, thriller erotico e psicologico, che gioca con la bellezza dei protagonisti (Marine Vacth e Jérémie Renier) in un’esibizione di carne e sangue e di doppi allo specchio, mentre il fuori concorso D’APRÈS UNE HISTOIRE VRAIE di Roman Polanski segue sempre la linea del thriller psicologico – tratto da un romanzo di Delphine de Vigan, ma co-sceneggiato da Polanski assieme a Olivier Assayas – in un rapporto tra due donne: una famosa scrittrice parigina (Emmanuelle Seigner) ed un’affascinante ammiratrice (Eva Green) che vuole ossessivamente diventare (come) lei.

cannes

Due ultimi piccoli riferimenti nella sezione Un Certain Regard per AALA KAF IFRIT (BEAUTY AND THE DOGS) di Kaouther Ben Hania, che racconta una notte d’inferno, uno stupro, un vestito turchese ed un velo che riprende forma al sole: da qualcosa dietro cui proteggersi a mantello di dignità, nella sezione de La Quinzaine il film The Florida Project del regista Sean Bakek. Sembra il genere di film italiano che racconta le periferie ed i ragazzini ed è invece interessante – dopo la lunga serie italiana dei film a la Quinzaine – vedere una versione americana dei disagi e la vita modesta ed irrequieta dei protagonisti. Una vita ripercorsa attraverso le case colorate e abbandonate nei pressi di Futureland Inn (gestito dal custode, William Dafoe) vicino DisneyWorld e attraverso la gioia di vivere dei ragazzini di cui si finisce per adorare i modi poco garbati ma ricchi di vita: teppistelli felici delle piccole cose e delle piccole rivelazioni che la vita regala, anche ai margini della società.

Da non dimenticare poi TWIN PEAKS ed i primi due episodi del ritorno girato da David Lynch, e le masterclass importanti con Clint Eastwood e Alfonso Cuarón per poi finire con gli appuntamenti al cinema in spiaggia: tutto questo è stato #Cannes70, questo Cannes in rosa di cui abbiamo già parlato, il nostro cinema italiano nelle sezioni parallele e gli incontri nel bellissimo Italian Pavillion ad annunciare nuovi appuntamenti e presentare prodotti di qualità come il corto del regista lucano Gianni Saponara che in pochi minuti ha fatto commuovere tutti con 8 Giugno ‘76. Storie d’Italia, storie che continuano ad essere raccontate anche al Film Corner con tanti altri corti e film presentati dal altri giovani talentuosi registi italiani, mentre trattative erano in atto al Marchè e seguivano gli incontri casuali con il regista italiano Premio Oscar Paolo Sorrentino che aveva l’onore di sedere nella giuria che ha annunciato i premi di quest’anno. Un anno forse meno sfavillante e appariscente del precedente (vuoi per le cautele dovute ai controlli di sicurezza, vuoi per altro) ma che ha accompagnato l’amore per il cinema di chiunque fosse lì. E possiamo quindi mettere la parola fine per adesso, in attesa del prossimo anno (date già annunciate 9-20 maggio 2018) e che i film inizino e continuino ad uscire anche in Italia. Bon visionnage!

– FIN

di Alessandra Carrillo, all rights reserved

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati