By Our Blood

di Paolo Pugliese

By Our Blood

di Paolo Pugliese

By Our Blood

di Paolo Pugliese

By Our Blood

“Nella mitologia medievale il pellicano è un animale che nutre i propri cuccioli con il proprio sangue, in mancanza di cibo.”

Con questa magnifica metafora inizia l′incontro di the Freak con Persian Pelican, progetto a cavallo tra il pop, il rock e il folk nato dalla mente di Andrea Pulcini.
Il cantante e chitarrista di Ascoli Piceno non è da solo, però: dal vivo viene accompagnato da Marcello Piccinini alla batteria e alle percussioni.

Proprio un′esibizione live del duo, tenutasi sabato 16 ottobre alla Calzoleria, locale di Roma situato in via Prenestina 28, è stata l′occasione per parlare un po′ degli inizi, del presente e del futuro di questo interessante solo project.

L′idea, ci dice Andrea, è venuta da una sua volontà di cambiare rispetto al suo solito comporre: ex membro di un gruppo post-rock, ha deciso di “scarnificare sempre più le composizioni verso una forma-canzone più tradizionale”, questo nella sempiterna ricerca di qualcosa che ci piaccia e che possa piacere ad un pubblico di esterni.

Sì, perché c′è tantissimo di Andrea nella sua musica, nelle sue atmosfere cupe e intime ma allo stesso tempo elettriche e sorprendenti, capaci di trasportare l′ascoltatore in un mondo solo apparentemente grigio e piatto, in realtà ben più vivo e vivido.

Uno stillicidio di sensazioni, un cadere goccia dopo goccia sempre più in un abisso da cui si potrebbe uscire, ma forse quel che manca davvero è la volontà di farlo, quella speranza che solo in noi stessi si può trovare.

“Siamo stranieri col nostro passato”, l’ultimo verso della prima traccia del secondo disco di Persian Pelican, How to prevent a cold, è oltremodo esplicativo delle visioni e del modo di approcciarsi a quello che significa la musica per Andrea.
La voce stessa non è immune a quel processo di ricerca di nuove forme sonore e di significato: spesso, sia in studio che dal vivo, le frasi vengono ripetute incessantemente, senza sosta, come mantra, aggiungendo sempre materiale, quasi a contraddire o a enfatizzare quello che si è appena detto, quasi a voler focalizzare l′attenzione verso qualcosa che magari, distrattamente, avevamo tralasciato.

Nel passaggio tra il primo e il secondo album, inoltre, c’è stata un′apertura maggiore verso sonorità più pop, con il risultato di riuscire maggiormente ad esprimere quelle fratture, quelle lacerazioni personali, forse più interne che esterne, che tanto stanno a cuore all′artista e che tanto bene lui esprime.

Nel disco d′esordio, infatti, si potevano notare maggiormente quelle che erano le influenze passate e i precedenti lavori dell′artista, che però si è lasciato alle spalle, a nostro avviso compiendo una felice scelta di miglioramento e maturazione.

Né manca al giovane artista la volontà di muoversi per promuovere il suo progetto: dall′uscita del secondo album nel dicembre 2012 ha realizzato circa cinquanta live, dimostrando dal vivo le grandi qualità espresse in studio; il prossimo album è già in lavorazione, anche se non sappiamo bene quando uscirà e su questo argomento il nostro ospite è stato molto abbottonato.

In realtà molte delle canzoni del prossimo disco vengono già eseguite dal vivo, ci dice Andrea, “perché nella proposta live c’è una sorta di riarrangiamento di tutte le canzoni”, producendo un mix di vecchi e nuovi brani, come in una lunga cavalcata dell′evoluzione umana, artistica e musicale del progetto Persian Pelican e, perché no, del suo unico (a volte) componente.

L′impressione generale è assolutamente positiva, non vediamo l′ora di sentire il prossimo album, che speriamo confermi queste splendide sensazioni iniziali.

“Piangi, soffri, fatica, ma non mostrare agli uomini né le tue lacrime sacre né la tua sacra fatica”, diceva Victor Odoesvkij, scrittore e critico musicale russo. Lui, al contrario, la sua sacra fatica ce l′ha mostrata: sta a noi saperla apprezzare, anche se forse solo chi l′ha provata può goderne appieno.

Di Paolo Pugliese.

La Calzoleria

La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a the Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto retrò ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché “ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”.

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