BLING RING – Gli insoliti sospetti indossano Louboutin

di Adriano Vinti

BLING RING – Gli insoliti sospetti indossano Louboutin

di Adriano Vinti

BLING RING – Gli insoliti sospetti indossano Louboutin

di Adriano Vinti

A quanto pare è facile rubare nelle ville dei vip, a Los Angeles: basta leggere su internet la loro agenda mondana (cioè i siti di gossip), appuntarsi quando saranno fuori città, studiare su google maps qual è il punto migliore per entrare nelle loro regge, e il gioco è fatto. Se lo schema non vi fosse chiaro state tranquilli, perché i ¾ del nuovo film di Sofia Coppola sono costruiti sulla sua ripetizione.

Tratto da una storia vera, “Bling Ring” racconta di cinque adolescenti (quattro ragazze molto spavalde e un ragazzo pieno di complessi) che scorrazzano per le ville dei loro idoli rubando vestiti, gioielli, soldi e, perché no?, pure farmaci, tanto se appartengono a Paris Hilton sono fichi anche quelli. Peccato che a un certo punto la polizia riesca a incastrarli, e qui le cose inizierebbero anche a farsi interessanti, ma il film sta già per finire, lasciandoci con la surreale intervista di una delle ragazze che, scontata la pena per i reati commessi, si prepara a capitalizzare la fama regalatale dai media, raccontando “la sua verità” sul proprio sito internet, appena creato.

Rispetto al precedente “Somewhere” la Coppola sceglie un ritmo più veloce, coerente con le nuove necessità narrative, pur non facendosi mancare numerosi ralenti, e un uso disinvolto delle riprese delle telecamere di sicurezza poste all’interno delle ville derubate. In linea col target iper-fighetto messo a fuoco, la colonna sonora oscilla tra scelte più o meno patinate, dai Phoenix a Kanye West passando per M.i.A.; scelte che simbolizzano, marcandola, la distanza da uno dei dei film a cui più è stato accostato “Bling Ring”: quello “Spring Breakers” in cui la faceva da padrone il dubstep aggressivo di Skrillex. Un dubstep che ben si amalgamava con lo spaccato sociale messo a fuoco da Harmony Korine, in cui le protagoniste erano immerse in un processo di ricerca di sé affamato e vitale, e per quanto deforme esso fosse negli esiti, comunque ci restituiva l’idea di un’adolescenza persino meno patologica di quella della gang del bling ring (come la chiamano i telegiornali), perché in ogni caso mossa da un sano desiderio di esplorazione.

Invece, quello rappresentato da Sofia Coppola è un micro-mondo in cui i giovani protagonisti non hanno domande, non cercano nulla oltre alla celebrità e, se necessario, sono pronti a fregare gli amici con fredda disinvoltura.

Sarebbe stato interessante insistere su alcuni spunti che pure la storia offre, come ad esempio quello della madre di una delle ragazze (una notevole Emma Watson), che trova assolutamente normale far fare colazione alla figlia con il ritalin (psicofarmaco utilizzato in dosi massicce da molti studenti americani per aumentare la concentrazione), pregare con lei ispirandosi alla filosofia new age di The Secret, proporle come esercizio di crescita personale pensare a cosa renda fantastica Angelina Jolie…(che la regista si sia stancata di indagare nei suoi lungometraggi le colpe e le inadeguatezze dei genitori?).

Del resto, il limite del film è forse proprio quello di essere troppo schiacciato sul fatto di cronaca, e di non usarlo invece come pretesto per una costruzione più ambiziosa; così, mentre sullo schermo si susseguono, ipnotici nella loro ossessiva ripetizione, gli “wow” e gli “oh mio dio” estatici della gang di fronte all’ennesimo armadio colmo di tesori firmati, in sala qualcuno sbadiglia.

Ma se lo scopo di Sofia Coppola era quello di restituirci una sensazione  di noia e di vuoto simile a quella che si ha nel vivere certe vite “facili”, l’obiettivo è perfettamente centrato.

di Adriano Vinti 

Una risposta

  1. Hai perfettamente centrato il punto. più ritmo di somewhere che mi è parso noiosissimo ma questo era alienante per la ripetizione di scene identiche e poi proprio sul più bello quando la storia sta per decollare…FINE!
    Cara Sofia,meglio che ti ricordi per Marie Antoinette!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati