Berlino: taste the feeling

di Ariella Fonsi

Berlino: taste the feeling

di Ariella Fonsi

Berlino: taste the feeling

di Ariella Fonsi

Tendenzialmente, viaggiando, di una città stupiscono i posti, la gente o comunque, in generale, qualcosa che puoi vedere, sentire o toccare. Ciò che mi ha colpita di Berlino, invece, è invisibile: l’atmosfera, le sensazioni, le emozioni di cui la città è impregnata.

Se ci pensate, uno dei tratti caratteristici di Berlino è un qualcosa che non esiste più, il muro che divideva la Berlino est dalla Berlino ovest, ma che nonostante ciò ha ancora molto da raccontare e da trasmettere. In molti conoscono la porzione di muro che ancora sopravvive, la East Side Gallery, che con i suoi 106 murales è diventata un enorme museo all’aperto. Devo ammettere, però, che ho amato maggiormente un tratto in cui il muro non esiste più e al suo posto sono stati piantati dei pali in acciaio attraverso i quali si possono vedere i due lati della città. In quel tratto non c’è più un enorme blocco di cemento che divide in due la città, eppure quel blocco imponente e pesante si sente e la presenza è talmente palpabile che sembra assurdo potervi vedere attraverso.

 

Un’altra presenza importante è la memoria della guerra e della tragedia. Berlino. Essendo stata quasi completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale, è stata ricostruita nel corso del novecento e oggi è una città molto moderna: si pensi al celebre Panoramapunkt a Postdamer  Platz, l’ascensore più veloce di Europa  ospitato dal grattacielo Kollhoff o al Sony Center, un complesso di edifici che pare trasportarti direttamente nel futuro. A prima vista viene da pensare che avendo sostituito quasi interamente il vecchio con il nuovo, non ci sia più traccia di ciò che è accaduto in passato. Eppure, in pieno centro, si trova l’Holocaust- Mahnmal, un campo di 2.711 stele a memoria degli ebrei assassinati d’Europa, che pare gridare “noi non dimentichiamo”. Le lastre in calcestruzzo, tutte uguali ma con altezze diverse, la disposizione geometrica che forma un labirinto, il colore grigio e cupo, trasmettono un enorme senso di solitudine proprio nel mezzo del caos cittadino: è un quadrato grigio in cui il tempo, le persone e i rumori si arrestano e tutto ciò che rimane è un vuoto che disorienta chi si trova a camminare tra le stele.

Questa “assenza” ingombrante, che di giorno avvolge città, la sera lascia spazio a un clima decisamente più euforico e frizzante. Ciò che di giorno è un mercatino delle pulci come tanti altri- il RAW Flohmarkt –  di notte si trasforma in un punto di incontro per i giovani della città, spesso eccentrici e a tratti eccessivi (nell’aspetto e nel divertimento). Se si trova la compagnia giusta, però, i berlinesi sono le persone ideali con cui trascorrere una serata.

Se riuscite a capire l’inglese parlato con l’accento tedesco (e fidatevi non è facile) scoprirete che i tedeschi sono persone alla mano e simpatiche: una serata a base di vodka maracuja e calciobalilla ha totalmente offuscato l’immagine (chiamiamolo anche pregiudizio) del tedesco alto, grosso e serioso che beve birra. Durante questo viaggio ho provato sensazioni diverse, il ricordo irriducibile del passato di giorno e la più libera spensieratezza di notte: per questo a chi mi chiede come sia Berlino, mi sento di rispondere che in fondo da vedere c’è poco ma da vivere (e sentire) c’è tanto.

 

 

foto di Ariella Fonsi

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