Behind the scenes. Dietro la campagna elettorale di Barack Obama

di Redazione The Freak

Behind the scenes. Dietro la campagna elettorale di Barack Obama

di Redazione The Freak

Behind the scenes. Dietro la campagna elettorale di Barack Obama

di Redazione The Freak

ESCLUISVO: The Freak da oggi ha una rubrica dal nome “Behind the scenes” e un corrispondente top secret che dall’America seguirà la campagna elettorale di Barack Obama. E ci racconterà i dietro le quinte, quello che i giornali non scrivono e la gente non sa.

Scrivere di una campagna elettorale in corso, per chi ci lavora, è un esercizio complesso che richiede freddezza e lucidità. Per chi ripete il messaggio di una parte politica, raccontare una storia con il dovuto distacco è impossibile: o si è testimoni o si è protagonisti. La difficoltà è acuita dal fatto che queste elezioni rappresentano per gli Stati Uniti una novità in termini di divisione ideologica dell’elettorato e si giocheranno sul filo delle differenze demografiche Stato per Stato. Quando poi si vuole raccontare quello che succede “dietro le quinte”, l’altro rischio che si corre è quello di cedere alla tentazione di fare gossip: mi piace raccontare le storie personali, ma spesso provocano una falsa percezione della realtà.

Quando ho deciso di partire per quest’avventura, qualcuno mi ha detto che avrei “scopato tutti i giorni”, qualcun altro che “avrei perso tempo”. Altri ancora non si spiegavano perché “uno come me” avesse lasciato tutto per essere coinvolto in un’elezione che non mi riguarda e nella quale non posso nemmeno votare. Nella mia risposta a questi interrogativi c’è la mia storia, che non è né più né meno interessante di altre, ma che ha una caratteristica fondamentale: la passione per la politica.

So che è un’affermazione controversa, ma ritengo che non ci sia politica più vera e organizzata di quella che si fa in una campagna elettorale presidenziale americana. È divertente perché si gioca secondo regole ben precise che – pur includendo colpi bassi e pubblicità aggressive – escludono il dilettantismo. I “Media” ed il pubblico non sono teneri con le mezze risposte, con le scuse o con le marce indietro: non tollerano macchie di nessun tipo nei candidati proprio perché, non essendo ideologici, sono i primi a voltare le spalle ad un politico ladro e maneggione anche se appartiene al partito per il quale votano.

Una campagna elettorale presidenziale è soprattutto feroce, perché la mediocrità non è accettata – a maggior ragione non esaltata – e perché mette a dura prova i candidati che sono costretti all’errore spesso da un’enorme pressione. Soprattutto, è una prova durissima da superare per chi vuole davvero servire il paese: il destino della nazione – e i codici di una valigetta nucleare – non possono essere affidati nelle mani di un nevrotico o di un megalomane ma nemmeno di un insicuro che si scioglie appena il gioco si fa duro. L’intera nazione richiede – pretende – che il suo leader sia il migliore possibile: il più risoluto, il più paziente, politicamente abile, intelligente e concentrato di tutti.

In questi 42 giorni che mancano al 6 novembre (qui si vota di martedì…) mi piacerebbe raccontare la politica americana in tempo di elezioni: vorrei parlare del nostro ufficio spoglio ed essenziale, dell’organizzazione ferrea, della responsabilità e della professionalità dei volontari, dei contatti con le comunità che bisogna comprendere e accettare. Ho lavorato in due zone afro-americane della città, ho sfilato al Pride pur non essendo gay, ho accettato inviti per barbecue da sconosciuti e ho fatto telefonate fino allo sfinimento.

Se qualcuno pensa che lavorare per Barack Obama sia “cool”, si troverà a disagio nel leggermi. Nella mia vita degli ultimi quattro mesi non c’è stato nulla di “fancy”. Non so quanto tempo avrò per scrivere – né quanta ispirazione: l’ozio che consente la riflessione è un lusso raro in una nazione che considera le ferie estive una depravazione del vecchio continente. Spero di raccontare cose nuove e diverse con l’occhio di un italiano curioso: non senza pregiudizi – come ho detto, sarebbe impossibile – ma con la dose di auto-ironia sufficiente a non sembrare antipatico o saccente.

Vi auguro buona lettura e vi invito a scrivermi, se avete domande da farmi a [email protected] indicando nell’oggetto della mail “Behind the scenes”.

Una risposta

  1. sono curiosissima di leggere il primo resoconto e se avrò domande non mi lascerò vincere dalla timidezza. A quando la prima?

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