Autonomia, analisi di una legge che spacca il paese

Autonomia, analisi di una legge
che spacca il paese

Che cos'è, chi è a favore e chi è contrario?
L'autonomia divide la politica e il Parlamento

di Pierluigi Mascaro
di Redazione The Freak

Autonomia, analisi di una legge che spacca il paese

Autonomia, analisi di una legge
che spacca il paese

Autonomia, analisi di una legge
che spacca il paese

di Pierluigi Mascaro
di Redazione The Freak
Autonomia

Autonomia, analisi di una legge che spacca il paese

Autonomia, analisi di una legge
che spacca il paese

Che cos'è, chi è a favore e chi è contrario?
L'autonomia divide la politica e il Parlamento

di Redazione The Freak
di Pierluigi Mascaro

Il testo di legge sull’autonomia differenziata ottiene il via libera della Conferenza delle Regioni, ma non è un voto unanime. Quattro regioni dicono no: Campania, Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna, le quattro regioni amministrate dal centrosinistra. Nella riunione del 2 febbraio, il Consiglio dei ministri aveva già approvato il disegno di legge sull’autonomia, il progetto era stato presentato dal ministro leghista delle Autonomie, Roberto Calderoli. Il calendario prevede, nelle intenzioni di Calderoli, di arrivare a fine anno con l’approvazione definitiva, dando poi il via libera, dal 2024, alle varie intese tra lo Stato e le Regioni interessate a richiedere maggiori margini di autonomia.

L’autonomia differenziata: che cos’è?

L’autonomia differenziata è il riconoscimento da parte dello Stato del potere di una singola regione a statuto ordinario di avere autonomia legislativa su materie attualmente di competenza concorrente con lo Stato o anche esclusiva del medesimo. S’instaurerebbe un sistema in base al quale le regioni potrebbero avere anche la possibilità di trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale. Le materie interessate dalla riforma sono, tra le altre, scuola e istruzione, tutela della salute, trasporti, gestione delle imposte, previdenza sociale.

Dal punto di vista procedurale, l’articolo 116, comma 3 della Costituzione stabilisce che sia la legge ordinaria dello Stato, approvata a maggioranza assoluta dei due rami del Parlamento, ad attribuire ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni, su iniziativa delle stesse, sentiti gli enti locali, sulla base di un’intesa tra lo Stato e la Regione di volta in volta interessata.

Una battaglia del centrodestra a favore: “Avremo un treno ad alta velocità”

Si tratta di una battaglia storica della Lega, fatta ora propria da tutto l’esecutivo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni: si tratterebbe, per quest’ala partitica, di una riforma che consente di eliminare gli squilibri economici e sociali. Meno burocrazia, meno costi, più velocità ed efficienza. Per il ministro Roberto Calderoli, “con l’autonomia differenziata il treno Italia potrà finalmente correre. C’è chi fa da traino e chi potrà accelerare, nessuno perderà nulla e tutti potranno sviluppare le proprie potenzialità, in una prospettiva di coesione”.

Il numero di materie da devolvere spetterà alla volontà delle regioni di richiederle, alla volontà del governo di rispondere loro e del Parlamento che approverà a maggioranza assoluta le diverse intese.

Di fatto, chi è a favore dell’autonomia differenziata sostiene che trattenere la gran parte del gettito fiscale si traduca automaticamente in una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi ai cittadini della regione interessata, sulla base del concetto che più stretto è il rapporto tra chi spende ed i beneficiari, più la spesa è efficace e minori sono gli sprechi. Ci sarebbe maggiore conoscenza del territorio, e di conseguenza maggiore efficienza nella realizzazione, ad esempio, delle infrastrutture necessarie.

Le ragioni di chi è contrario

Sostanzialmente, chi avversa l’idea della realizzazione dell’autonomia differenziata lo fa sulla base del timore che si andrebbe, di fatto, ad aumentare il divario già esistente tra il nord ed il sud del Paese. Contrarie al progetto sono tutte e tre le forze di opposizione del governo Meloni, ovvero il centrosinistra con il Partito Democratico in testa, il Movimento 5 Stelle ed il c.d. Terzo Polo Azione-Italia Viva.

Queste forze politiche ritengono essenzialmente che l’autonomia differenziata comporti necessariamente una sottrazione di risorse alla collettività nazionale e la disarticolazione di servizi e infrastrutture nel campo dei trasporti, dell’energia, della sanità e dell’istruzione che, per funzionare, devono avere una struttura unitaria nel paese; inoltre, le differenze interne alle stesse regioni andrebbero a premiare quelle più ricche e meglio organizzate.

Inoltre, mediante la sottrazione del gettito fiscale alla redistribuzione uniforme su tutti i territori, si andrebbe a violare il principio costituzionale di solidarietà economica e sociale, generando frammentazioni delle competenze che difficilmente miglioreranno l’efficienza dei servizi.

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