Auguste Rodin: la materia trema

di Redazione The Freak

Auguste Rodin: la materia trema

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Auguste Rodin: la materia trema

di Redazione The Freak

“Io volevo far cementare le mie statue, una dietro l’altra, davanti al municipio di Calais, proprio nel mezzo al selciato della piazza, come una corte vivente di sofferenza e sacrificio. Sarebbe sembrato così che i miei personaggi si ergessero dal Municipio al campo di Edoardo III; e gli attuali abitanti di Calais, quasi sfiorandoli nel passare, avrebbero meglio sentito l’antica solidarietà che li lega a questi eroi. Sarebbe stato, credo, di grande effetto. Ma rifiutarono il mio progetto e mi imposero un piedistallo tanto deforme quanto inutile. Hanno sbagliato, ne sono certo.”

Eccola qui, tutta la vita di Rodin in meno di dieci righe. Eccolo il conflitto dello scultore tra quello che immaginava di dare al marmo e quello che la vita spesso gli restituì: rappresentazione deforme dei suoi desideri.

Auguste Rodin, uno scultore dalla robusta capacità espressiva.

Il primo del suo tempo, per la precisione, a incidere il concetto di movimento nella scultura. Molte delle opere del suo periodo maturo trasmettono anche allo spettatore più profano un’idea di contorsione, di ripensamento, di dannazione. Un’armonia controcorrente, priva di linearità, raggiunta solo dopo un percorso di introspezione e pentimenti.

C’è una compensazione tra i pieni e i vuoti nelle sue opere che lascia sempre un senso di manchevolezza. Sono sculture dai ritmi vivaci, sono giovani, sempre fresche, irrimediabilmente sicure della loro trama.

In alto: L’idolo eterno, Rodin

All’inizio della sua carriera, Rodin pronunciò la parola “imperfezione” con l’opera Homme au nez cassé e il mondo della critica si indignò.

Era un approccio a cui forse, mi permetto di dire, il mondo dell’arte di quel tempo non era pronto.

Troppa realtà tutta insieme, troppo irriverente coraggio, troppa impertinenza in quel naso rotto e storto.

In alto: L’uomo dal naso rotto, Rodin

Nonostante questo, molti grandi del tempo gli commissionarono ritratti, anche se alcuni di essi (si pensi ad Honoré De Balzac, commissionatogli da Émile Zola) non ottennero il consenso e l’approvazione dei più. Addirittura, spesso le sue opere venivano considerate “incomplete” e per questo archiviate.

In alto: Honoré De Balzac

Ma non tutta la sua vita artistica fu costellata di insuccessi, al contrario. Rodin godette di numerosi riconoscimenti anche in vita. Egli fu largamente lodato per il suo S. Giovanni Battista che gli valse una menzione d’onore al Salon di Parigi. E, intendiamoci, lo stile utilizzato per quell’opera era connotato da tutta la libertà di cui l’artista era capace, da tutta la sua vibrante espressività.

L’arte, insomma, non fu sempre una donna severa con lo scultore. A volte lo accarezzò, lo incoraggiò a proseguire in quella vocazione senza storia, in quel mistico addivenire di nuove percezioni.

Molti tra gli estimatori dell’artista definiscono il gruppo scultoreo de Il bacio come l’apice del suo percorso.

In alto: Il bacio, Rodin

Io però mi sento di dire che pochi anni prima, con l’opera L’eterna primavera, Rodin aveva già sfiorato il cielo. Il braccio dell’uomo si staglia contro un cielo immaginario, le due sagome si intrecciano con un incastro che sembra rodato e ripetuto nel tempo. L’opera, che fa parte della fase del “Rodin erotico”, esprime il senso di abbandono che la donna ha nei confronti del suo uomo: fresco e felice.

In alto: L’eterna primavera, Rodin

In quest’opera e in molte altre appartenenti all’autore, il marmo si fa vita e la materia trema.

di Adriana Lagioia

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