ATHOM MADE EARTH – MORNING GLORY

di Francesco Zingaro

ATHOM MADE EARTH – MORNING GLORY

di Francesco Zingaro

ATHOM MADE EARTH – MORNING GLORY

di Francesco Zingaro

Athom Made Earth – Morning Glory

Nel momento in cui ci mi sono trovato dinanzi a Morning Glory degli Athom made Earth, band marchigiana già al secondo disco, l’impatto con la splendida cover è stato violento: un intrico di arti umani, chele di granchio, proboscidi, artigli di rapace, corna di cervo, speculare da destra verso sinistra, con al centro una falena; visivamente potente, artisticamente davvero emozionante.Atom-Made-Earth-band-750x480
Dal punto di vista musicale, il disco non delude le aspettative suscitatemi dalla cover, sette pezzi strumentali, davvero ben suonati, spazianti i generi più disparati.
L’accoglienza dell’intro, “Noil”, promette bene; un sottofondo di chitarra distorta, accompagnato da un canto di bambini, del tutto incomprensibile, nel complesso molto disturbante, perfetto, oserei dire. A tratti, nell’ascolto, la chitarra elettrica sembra trasporsi, a livello puramente percettivo, in atmosfere celtiche, tramutandosi quasi in una cornamusa.
Immediatamente segue “Thin”, il secondo pezzo. Potente, profondo, cadenzato ai limiti del doom, degno di uno dei capolavori degli Ulver: “Blood inside”, immediatamente ci si trova proiettati in dimensioni scandinave, rilassanti nella loro forte malinconia; come del resto accade ascoltando “October Pale”. Subito il piano rimanda, anche qui, ad atmosfere Doom/Black, per poi spostarsi violentemente sul Post-Rock. Immaginate una collaborazione tra gli Agalloch di “In the Shadow of Our Pale Companion” e gli Explosions in the sky, ecco è “October Pale”.
La quinta traccia, “Baby blue honey”, cambia ancora una volta ambientazione, proiettandosi nella Psichedelia anni ’70; pianoforte jazz accompagna chitarre elettriche distorte e batteria 70’s.
L’epilogo dell’album è “Lamps Like an African Sun”, una degna conclusione, per uno degli album più vari che abbia avuto il piacere di ascoltare negli ultimi mesi, delicati suoni di sottofondo, vagamente africani, accompagnano l’ascolto fino al suono conclusivo, un trillo continuo e sommesso.
Morning Glory, dunque, si profila come un ottimo lavoro, soprattutto per merito della capacità degli artisti di spaziare tra i generi, discostandosi dalla tendenza, fin troppo diffusa, di fossilizzarsi sul Post-Rock; perché, diciamocelo chiaramente, bello, evocativo, ma come genere alla lunga stanca.
Consiglio vivamente l’ascolto di questo disco; continuerò a seguire gli Athom Made Earth con viva curiosità.

di Francesco Zingaro, all rights reserved

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