8 Marzo: Donne di vita, cinema e teatro

di Alessandra Carrillo

8 Marzo: Donne di vita, cinema e teatro

di Alessandra Carrillo

8 Marzo: Donne di vita, cinema e teatro

di Alessandra Carrillo

Una festa della Donna 2018 all’insegna della cultura

Senza perderci in riflessioni sul ruolo della donna oggi, sull’importanza o meno del regalare la mimosa, del perché si celebri questa giornata – se ne parlerà già abbondantemente altrove -, l’attenzione di The Freak è tutta concentrata sull’arte al femminile e sui racconti di donna.

E allora si incomincia da Le donne, le storie, la memoria: percorsi urbani a Testaccio – una visita guidata gratuita promossa dall’Associazione #IoCosì (che si batte per la lotta ad ogni forma di discriminazione – in primis quella di genere) in partnership con l’Associazione culturale Ottavo Colle (attiva nel campo della promozione e valorizzazione del turismo locale nelle periferie e nei quartieri storici) che, alle 10 di mattina con appuntamento in Piazza Testaccio, organizzano una passeggiata nel rione Testaccio raccontando le strade di vita di tre donne straordinarie: Maria Montessori, Elsa Morante e Gabriella Ferri. Si parte dalle “Case dei Bambini” dove Maria Montessori inaugurò il suo modello educativo, passando per alcuni luoghi del romanzo di Elsa Morante “La Storia” ed infine si giunge a piazza Santa Maria Liberatrice dove è apposta la targa dedicata a Gabriella Ferri e dove si narrerà la cultura popolare romana attraverso le sue canzoni emblematiche.

(Evento gratuito con prenotazione obbligatoria: [email protected])

Sempre in visita gratuita per le donne, vale la pena approfittare della campagna #8marzoalmuseo – le iniziative segnalate qui www.beniculturali.it/8marzo2018 sono aggiornate in tempo reale.

Per chi preferisce star seduto in poltrona, ci sono delle alternative interessanti:

LadyBird, film fresco di candidature agli Oscar come miglior film, miglior sceneggiatura originale e per le interpreti, la protagonista Saorsie Ronan e la non protagonista, la mamma Laurie Metcalf, ha portato anche la sua giovane regista Greta Gerwig alla candidatura come miglior regista – prima donna ad averla conquistata al suo esordio e quinta in assoluto. Un bel traguardo di per sé (anche senza aver vinto nulla), traguardo tutto al femminile per una storia di una ragazza molto simile alla stessa Greta: originaria di Sacramento (in California), vive il desiderio della East Coast come un’aspirazione di rivoluzione per dare senso al suo nome, mentre mangia ostie come patatine ed ascolta Alanis Morissette alla radio. Il passaggio ai 18 anni tra amori mancati, baci da cowboys e balli di fine anno raccontati con la delicatezza di quei capelli dipinti di desideri e la durezza di uno scontro generazionale che emoziona. Film perfetto per rivivere l’adolescenza conflittuale e l’imparare a stare al mondo di quegli anni, quando ci si fa condizionare nei gusti di una sigaretta ai chiodi di garofano ed in quella ricerca di attenzioni per trovare se stessi e la propria strada, mentre si fa domanda per il futuro e l’università.

Nome di Donna è invece un film tutto italiano di Marco Tullio Giordana con Cristiana Capotondi, Valerio Binasco, Stefano Scandaletti, Michela Cescon, Bebo Storti, Laura Marinoni, Anita Kravos, Stefania Monaco, Renato Sarti, Patrizia Punzo, Patrizia Piccinini, Vanessa Scalera, Linda Caridi, Adriana Asti. Ambientato nella Brianza, in un’importante residenza per anziani, dove Nina (Cristiana Capotondi) prende servizio trasferendosi da Milano con sua figlia – il film tocca i toni intensi del cercare giustizia, della rottura di connivenza e omertà a cui il regista ci ha abituati e ne I Cento Passi e in La Meglio Gioventù. Perché Nina si ritrova davanti all’arroganza di un direttore della struttura (Valerio Binasco) avvezzo a perpetrare abusi di potere verso le donne italiane e straniere che lavorano proprio all’interno della residenza, spingendosi in molestie sessuali e comprandone il silenzio. La donna che emerge da Nome di Donna è forte nella sua ribellione, nella sua ricerca di sfida alla prepotenza di un sistema amministrativo conservatore e dispotico. A darle supporto un compagno (Stefano Scandaletti) che sa starle vicino ed un’associazione che le affianca un coraggioso avvocato (Michela Cescon) in aula pronta a smontare i meccanismi del patriarcato.

Ed a proposito di violenza contro le donne, in scena al Teatro Ghione c’è un spettacolo che mette alla prova il pubblico, scritto e diretto da Giancarlo Marinelli, con Fabio Sartor e Caterina Murino protagonisti dell’anima di questo testo che istilla il dubbio e con Paolo Lorimer, Francesco Maccarinelli, Francesca Annunziata e la partecipazione straordinaria di Paila Pavese. Lo spettacolo non è nato con un testo sul femminicidio, o peggio, sul maschicidio. Ma in questa strana storia d’amore dove l’amore è arma di distruzione di massa e trappola mortale, ispirata sì ad una storia vera (senza che però nessuno abbia ucciso nessuno nella realtà), è la componente psicologica a creare lo spettro della tragedia, senza definire mai fino alla fine le vere colpe sussurrate nei pensieri degli spettatori. Da vedere, per mettervi in discussione. In scena fino all’11 marzo.

Alessandra Carrillo, all rights reserved

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