LA GRANDE SCOMMESSA – Non è ciò che non conosci che ti mette nei guai

di Chiara De Dominicis

LA GRANDE SCOMMESSA – Non è ciò che non conosci che ti mette nei guai

di Chiara De Dominicis

LA GRANDE SCOMMESSA – Non è ciò che non conosci che ti mette nei guai

di Chiara De Dominicis

Ci sono alcuni film che andrebbero visti nelle scuole e nelle università non per perdere due ore di tempo stando stravaccati sulla sedia e giocare a Candy Crush, ma per la loro geniale e meravigliosa capacità di poter spiegare un fenomeno storico e culturale meglio di qualsivoglia tomo o insegnante. Sto parlando di film come La vita è bella, Schindler’s List, Wall Street, Il Padrino, Philadelphia, e potrei continuare per ore. Vi basti sapere, per ora, che La grande scommessa è uno di questi film.
Ah, il potere della pellicola…

Se la crisi finanziaria del 2008 vi desta ancora qualche dubbio, se la parola subprime vi mette in difficoltà, per non parlare dei concetti di rating AAA, CBO, obbligazioni e tutto l’ABC del mondo della finanze, prendete due ore di tempo per questo film; meglio ancora facendovi accompagnare da qualcuno più addentrato di voi nel affascinante mondo bancario e soprattutto stando bene completamente svegli e attenti. Pronti? Via.

La grande scommessa racconta la storia (vera) di un gruppo di investitori che nel 2007 intuì cosa stava accadendo sul mercato americano, anticipando di fatto lo scoppio della crisi del 2008. “Scommetto che molti di voi non hanno ancora capito cosa è successo” ammonisce la voce narrante di Ryan Gosling all’inizio del racconto, e se non lo abbiamo ancora capito noi, figuriamoci gli ignari plebei che pensavano solo al baseball, al gossip e alla casa al mare.
E poi c’era chi non aveva voluto capire.

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Il regista Adam McKay racconta senza retorica e ipocrisia l’inquietante mondo di Wall Street: un sistema secondo Goldman Sachs assolutamente solido, retto sul mercato immobiliare. Grazie al potente strumento dell’ironia, il regista adopera citazioni di Mark Twain e conversazioni raccolte nei bar, crea scene di nicchia in cui personaggi famosi, tra cui la bella bionda Margot Robbie e Selena Gomez spiegano in parole povere qualche tecnicismo, oppure inizia a lanciare una carrellata di segni del benessere, dall’iPhone alle belle macchine, dagli sport ai party, sempre per deviare l’attenzione da quel che veramente stava accadendo. Cosa che poi hanno fatto a Wall Street.

Correva dunque l’anno 2005, e il mercato immobiliare americano appariva più stabile e florido che mai. Chiunque chiedesse un mutuo, preferibilmente a tasso variabile, era quasi certo di ottenerlo. Per questo, quando Michael Burry, un Christian Bale mezzo sciamano dello stock-picking, ex neurologo con un occhio di vetro, bussò alla porta di diverse banche per scommettere sostanzialmente contro l’andamento del mercato, tutti si fecero grasse risate lasciandolo fare.

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Il la lanciato da Burry viene raccolto da Ryan Gosling, dealmaker e narratore un po’ sboccato, che coinvolge nella scommessa un altro banchiere, Mark Baum (Steve Carrell), manager ‘etico’ di un’affiliata della Morgan Stanley, e il suo team. Poi ci sono altri due giovanotti scienziati che entrano a far parte del giro con il sostegno dell’ex broker Ben Rickert, alias Brad Pitt, ritiratosi da Wall Street per disgusto. All’inizio sembra fico vincere la scommessa e sentire il profumo del dio dollaro, fin quando milioni di persone perdono la loro casa e i loro soldi, compresi amici e parenti.

In questo racconto non ci sono né eroi né miliardari felici. Men che meno punizioni. Rimangono colpevoli e milioni di persone senza più un lavoro e una casa. «Credevo fossimo migliori di così», riflette a un certo punto ad alta voce lo sconsolato trader Mark Baum, incarnazione del travaglio dell’americano che scommette contro il suo stesso sistema e, tragicamente, vince.

I veri protagonisti del film sono i termini tecnici che fanno parte dell’incomprensibile vocabolario di un trader; un modo furbo e subdolo per alienare l’interlocutore e farlo sentire un outsider così da non fare domande e non dare fastidio a papà Wall Street e le sue banche che giocano coi tuoi soldi.

La grande scommessa vuol mettere in discussione le certezze occidentali dimostrando che possono crollare nientepopodimeno che con un’invenzione senza contenuto, una bolla, appunto.

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È un film sulla verità e sulla fiducia tradita, ma prima ancora è un film spietato sull’America. Qui dentro, signori, ci sono, tra gli altri, anche quattro candidature ai Golden Globe.
Ci avrà insegnato qualcosa? Rumors dicono stiano circolando dei nuovi CBO sotto altro nome…

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