21 ottobre 2015. Perché si arriva a festeggiare l’arrivo nel futuro del protagonista di una saga fantascientifica?

di Fabrizio Lucati

21 ottobre 2015. Perché si arriva a festeggiare l’arrivo nel futuro del protagonista di una saga fantascientifica?

di Fabrizio Lucati

21 ottobre 2015. Perché si arriva a festeggiare l’arrivo nel futuro del protagonista di una saga fantascientifica?

di Fabrizio Lucati

Il 21 ottobre 2015 Doc, Marty e Jennifer arrivano nella futura Hill Valley. Questa è una data scolpita nella mia mente da più di venti anni. Da quando mia madre tornò a casa con un cofanetto VHS che raccoglieva 4 cassette, i tre film della saga di “Back to the Future” e una di contenuti speciali. Il 21 ottobre 2015.
I tre VHS ci sono ancora, ma si vedono poco, in primis perchè non ho più un riproduttore VHS, ma poi perché ho visto e rivisto così tanto quei nastri che si sono consumati e le immagini sono quasi sparite. E’ bastato fare un giro suoi social per rassicurarmi. Non sono l’unico. Oggi in tutto il mondo si sta celebrando questa data. Non solo “comuni mortali”, tanti attori, registi e membri del mondo Hollywoodiano festeggiano questa data. Si sfoggiano gadget, costumi, si organizzano proiezioni.

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Perché si arriva a festeggiare l’arrivo nel futuro del protagonista di una saga fantascientifica? Perché questa passione? Non mi è facile spiegare il perché questo film e i suoi sequel sono così fortemente radicati in me. Non so spiegare perché ogni volta che li riguardo la mia bocca si muove da sola e recita le battute insieme agli attori. Negli anni un paio di spiegazioni me le sono date:

1 – Avventura: il film, come tanti degli anni ’80, come i film del maestro Spielberg, racconta un’avventura. Guerre Stellari e Indiana Jones hanno aperto un filone e una tipologia precisa di film. Raccontare un’avventura con azione, personaggi ben costruiti, pizzichi di commedie e musica emozionante. La saga di Ritorno al Futuro ha tutte queste caratteristiche. Un 17 enne amico (nessuno ha mai spiegato come o perché) di uno scienziato che trasforma un’auto sportiva in una macchina del tempo, per una serie di vicissitudini fa un salto indietro nel tempo, arriva dal 1985 al 1955. Lì incontra i suoi genitori coetanei. Lotta con i bulli, epica la scena sulla macchina di Biff, il mingherlino Mcfly che scappa attraversando la cabriolet e ricadendo sullo skateboard, loro travolti dal letame. Marty suona un pezzo rock 10 anni prima della sua nascita facendo scatenare un platea di teenagers degli anni ’50 (tutt’ora comprerei una Gibson solo per suonare “Johnny be good”). Doc sulla torre dell’orologio, un fulmine, una macchina che corre, due strisce di fuoco. Brividi solo a pensarci. Quando ero bambino giocavo a ricreare le situazioni più frenetiche del film, canticchiando la splendida colonna sonora di John Williams che ti penetra con forza, ti causa la pelle d’oca ogni maledetta volta che guardi il film. Si viene sovrastati da situazioni, immagini e suoni.
2 – I temi trattati: Ritorno al futuro materializza l’impossibile, cambiare gli eventi, migliorare la propria situazione partendo dal passato. Quante volte abbiamo detto “Se potessi tornare indietro?”. Marty lo fa. Marty grazie alla finzione può farlo. Si ritrova negli anni 50, nel 1955 per la precisione. Qui incontra e senza volerlo aiuta il padre, giovane disadattato, a uscire dall’anonimato, gli infonde sicurezza e forza d’animo, un battito d’ali di farfalla che cambierà il destino della sua famiglia (“La storia cambierà” dice Marty a inizio film). George, il padre, ci insegna a credere in noi, a reagire. A lottare contro chi ci perseguita. C’è anche da dire che incontrare i propri genitori quando sono coetanei può portare a situazioni spiacevoli, vedi la madre giovane e sexy che cerca di sedurti esplicitamente e rischia di cancellarti dalla storia perché non si vuole più fidanzare con tuo padre.
Ritorno al futuro non è spiegabile facilmente. Queste due motivazioni spiegano perché io, provo certe cose. La prima è passionale, semplice quella del bambino che passa le domeniche di pioggia invernale a logorare nastri magnetici. La seconda è più ragionata, più adulta perché quel bambino è stato sostituito da un quasi trentenne che in quella che era una data da fantascienza ci vive adesso.

Queste due motivazioni non soddisfano la mia curiosità pienamente e penso che chiunque abbia motivi diversi per amare questo film. Mi piacerebbe molto condividere le emozioni che il film crea, mi piacerebbe sapere perché, come me, altri nel mondo oggi salutano un 17enne californiano arrivato nel “futuro”.

Di Fabrizio Lucati.

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