2 lauree insieme?
In Italia non si può

2 corsi di laurea contemporaneamente?
In Italia non si può

Un esempio di come il fascismo continui a fare danni
Negli altri Paesi questo limite non esiste

di Simone Pasquini

2 lauree insieme?
In Italia non si può

2 corsi di laurea contemporaneamente?
In Italia non si può

2 corsi di laurea contemporaneamente?
In Italia non si può

di Simone Pasquini
2 corsi di laurea insieme?

2 lauree insieme?
In Italia non si può

2 corsi di laurea contemporaneamente?
In Italia non si può

Un esempio di come il fascismo continui a fare danni
Negli altri Paesi questo limite non esiste

di Simone Pasquini

Sapevate che in Italia non puoi essere iscritto a due corsi di laurea contemporaneamente? Ecco, questo è uno degli esempi di come il fascismo continui a fare danni anche dopo tre quarti di secolo. Incredibile ma vero, a causa di un piccolissimo articolo in un decreto del 1933 è infatti attualmente impossibile essere iscritto contemporaneamente a Giurisprudenza e a Storia, solo per fare un esempio. E neppure nello stesso ateneo. 

Se questo può sembrare un qualcosa di marginale per la maggior parte delle persone, una sorta di spiacevole inconveniente che colpisce pochi eletti piuttosto che un vero e proprio problema, è solo perché in molti non hanno avuto la sfortuna (o la fortuna) di frequentare facoltà universitarie che richiedono un lungo ed articolato percorso di studi per arrivare alla laurea e poter poi approdare al cosiddetto “mondo del lavoro”.

Medicina ed ingegneria sono solo alcune delle facoltà che possono dare accesso a particolari figure professionali fondamentali per il settore di riferimento a patto di integrare il proprio percorso “base” con ulteriori campi di specializzazione. 

Accade così che mentre in Italia uno studente, anche perfettamente in ordine con i propri oneri accademici, deve attendere anni ed anni prima di poter terminare il proprio percorso di laurea, nel resto d’Europa, dove questo limite tutto italiano non esiste, i suoi coetanei possono raggiungere lo scopo ottimizzando il proprio tempo.

Questo svantaggio si tramuta in una vera e propria penalizzazione una volta giunti alla ricerca di un impiego, in quanto i numerosi anni occorsi per terminare gli studi rendono meno “appetibili” i laureati italiani rispetto a quelli di altri Paesi. E questo limite non vale solo per le lauree propriamente dette, ma anche per master, scuole di specializzazione e dottorati di ricerca.

Finalmente però poche settimane fa la situazione era sembrata sbloccarsi. Il 23 dicembre l’onorevole Alessandro Fusacchia, membro della commissione cultura della Camera dei Deputati, annuncia con un post su Fb (seguito poco dopo da una intervista a Repubblica) dell’imminente passaggio in Aula di un progetto di legge per abrogare il disgraziato articolo 142 del Regio Decreto 1592/33. C’è da dire che questo progetto ha avuto una vita lunga e travagliata.

I nostri parlamentari, consapevoli di questo problema e tampinati da gruppi ed organizzazioni interessati alla questione, hanno cercato più volte negli ultimi decenni di giungere ad un risultato concreto, sebbene la sorte fosse sempre riuscita a frapporsi con successo. L’ultima volta fu durante l’estate del 2019, quando un progetto molto promettente fu letteralmente travolto dalla caduta del Governo Conte I. 

Il fatto che il voto in aula di questo nuovo progetto cada nel bel mezzo dell’ennesima crisi di governo di questa Repubblica suona davvero come una beffa. E’ inaccettabile il fatto che ancora esista un ostacolo tanto assurdo quanto iniquo alla libertà di studio, ed ogni anno di ritardo accresce la frustrazione di tutti quegli studenti che non chiedono altro di essere liberi di studiare sodo per ottenere un giorno il lavoro dei loro sogni.

In tanti ci auguriamo che, almeno questa vota, la proposta riesca ad attraversare indenne i marosi delle dinamiche politiche ed arrivare indenne alla ratifica.

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