MONTE, LA PRIMIGENIA VOLONTÀ DI CERCARE LA LUCE

di Alessandra Carrillo

MONTE, LA PRIMIGENIA VOLONTÀ DI CERCARE LA LUCE

di Alessandra Carrillo

MONTE, LA PRIMIGENIA VOLONTÀ DI CERCARE LA LUCE

di Alessandra Carrillo

Al MedFilm Festival, la perla di Amir Naderi e altri incroci di occhi, culture, luoghi e speranze

Visto al MedFilm Festival, il film Monte è al cinema dal 24 Novembre mentre stasera 28 Novembre c’è l’incontro con il cast ed il regista iraniano Amir Naderi che arriva direttamente da New York al Cinema Fiamma alle ore 20.

Sarà anche l’unico film italiano selezionato al MoMa di New York e presentato il prossimo 11 gennaio, per l’annuale rassegna “The Countenders 2016” in cui vengono presentate opere realizzate negli ultimi 12 mesi, considerate outstanding e destinate ad entrare nella storia del cinema. Monte, recensione di Alessandra Carrillo

Ebbene sì, perché di film italiano si tratta. Il regista ha scelto nel suo cast i bravissimi Claudia Potenza e Andrea Sartoretti e ha girato,quasi tutto in sequenza, tra le montagne del Trentino e del Friuli: nella più reale delle circostanze, tra freddo e neve e vento e pioggia, oltre i 2500 metri d’altezza sul gruppo montano del Latemar e in Friuli tra Erto e Casso e Sott’Anzas.

Naderi, orfano a 5 anni, è un apolide cresciuto con il sogno del cinema: Monte è un film di un miracolo laico, perché i miracoli li fanno gli uomini.

Il film apre con nenie delicate per la piccola Sara, figlia seppellita all’ombra di un monte nel vuoto silenzio di inquietante solitudine dei genitori Agostino e Nina che affonda la disperazione sotto le unghie di mani nere, tra cornacchie, colori freddi e pietre. Monte, locandina

Una vita di privazioni per il loro figlio rimasto, Giovanni. E la possibilità di andarsene. E la scelta di voler restare dove gli avi erano rimasti,nella ritrosia di abbandonare le proprie radici, ed il corpo di Sara.

Al boato della montagna che incede, Agostino si reca in paese alla ricerca di sopravvivenza, ma non si inginocchia: anche davanti ad un Cristo resta fermo nel proprio essere.

Il peso della religione imposta pesa quanto un macigno, incombe dalla vetta infinita. E la rabbia, mista a simboli sui muri delle case e tetro cimitero di croci, implode in un profondo medioevo per poi esplodere alla luce.

L’uomo fa a botte con l’impossibile e nella sua fermezza la sua donna lo segue. Ci si fa del male insistendo per la stessa strada, ma l’unoB appoggia e cura l’altro. E la speranza di rendere l’impossibile possibile è nelle mani di Agostino che ripulsa, come un transfer, nel cuore del Maestro Naderi.

Il senso di oppressione e frustrazione è forte: l’ossessione alienante di abbattere la montagna, anche dentro se stesso, porta quasi lo spettatore al rigetto di quei rumori e di quelle urla perché sono come colpi che arrivano allo stomaco, in un martirio personale.

Il film scorre quasi senza colore, alla ricerca di quella luce che ha bisogno di riflettersi anche intimamente, e chiude in una fine metafisica, più che reale.

Monte è un film sulla sfida, sul limite e sull’ossessione del riuscire ad andare oltre, di un regista, Amir Naderi, reduce dal Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2016 alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha presentato proprio il film Monte in prima mondiale in selezione fuori concorso. Si tratta di un riconoscimento ad una personalità che ha segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo, l’unico film-maker che ha fatto film in quattro Paesi diversi (Iran, Stati Uniti, Giappone, Italia) nelle quattro lingue originali, un regista che fa lottare i suoi protagonisti in viaggi metaforici di sopravvivenza, tra difficoltà ed imprese.

Poi nel calendario del MedFilm Festival (4-12 Novembre a Roma) alla sua XXII edizione, altri film importanti tra cui i film di Cannes La Pazza Gioia dell’italiano Virzì, in selezione alla Quinzaine, e Toni Erdmann di Maren Ade, lungo film tedesco, in concorso nella selezione ufficiale, che uscirà in Italia solo a Gennaio e che racconta tra umorismo e solitudine un rapporto padre-figlia che fa riflettere sulla distanza della vita reale e del mondo moderno del lavoro, con la donna manager che si confronta con un padre fuori dalle righe ma profondamente umano.

Ma è un’edizione soprattutto dedicata alla Tunisia, Paese simbolo della primavera araba, ed all’Iran, nel segno dell’indimenticabile maestro, nonché amico fraterno di Nadari, Abbas Kiarostami – scomparso a Luglio -, al quale il MedFilm dedica un omaggio con la proiezione del suo ultimo emblematico cortometraggio, Take Me HomeMedfilm festival 2016

Menzione speciale anche tra i cortometraggi per Il Silenzio corto italiano dei registi iraniani Farnoosh Samadi e Ali Asgari, già presente anch’esso a Cannes e che fa vivere il silenzio delicato di Fatma, con sua mamma – anche lei rifugiata curda in Italia – in una visita in ospedale, dove preferisce non tradurre.

Cinema italiano quindi che si lega profondamente a radici lontane. Che incontra Maestri come Amir Naderi, attori come Babak Karimi (al festival nel film iraniano Death of the Fish di Rouhollah Hejazi) o giovani registi come Samadi e Asgari che portano tutti negli occhi neri l’Iran e quella cultura antica di Persia, d’oro e di luce, di deserto che si mischia all’umanità respirata e toccata in un onirico viaggio fino alle terre italiche.

Il MedFilm Festival è un’occasione di incontro tra culture: opera per la promozione del dialogo interculturale e la cooperazione commerciale tra l’Europa ed i paesi della sponda Sud del Mediterraneo e del Medioriente, attraverso il cinema di qualità e gli audiovisivi, finestre aperte sul mondo per riconoscere e apprezzare la diversità come un valore e l’incontro come arricchimento comune.

di Alessandra Carrillo, all rights reserved

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati