MODIGLIANI: ARTE, SOGNI E MORTE AL QUIRINO

di Alessandra Carrillo

MODIGLIANI: ARTE, SOGNI E MORTE AL QUIRINO

di Alessandra Carrillo

MODIGLIANI: ARTE, SOGNI E MORTE AL QUIRINO

di Alessandra Carrillo

“Non c’è niente di più triste di un sogno che muore”: è nella poesia di questa frase che si racchiude uno spettacolo che in due ore racconta un italiano a Parigi che vive di donne, eccessi e arte in un inizio di ‘900 raccontato per bocca dei protagonisti su Boulevard Montparnasse.

Marco Bocci è fieramente Amedeo Modigliani: ebreo, livornese e scultore – è così che si definisce, con le sue emozioni contorte e urlate, il suo vivere tra arte e sofferenza dove il suo unico fratello non è il suo agente Leopold, ma lo specchio che piange con lui.

Si sistemano ai tavolini tra vino, assenzio, oppio e hashish donne adagiate sui loro pensieri, con gli occhi tristi e vuoti dei suoi dipinti. Prendono però forma grazie al desiderio che hanno di farsi sopraffare dalle emozioni: queste sono le donne di Modigliani nella vita mentre le dipinge tra intuito e istinto che lo portano a dipingere soltanto persone.

_DSC4436-Marco Bocci e Giulia CarpanetophMarinaAlessi

C’è la puttana, Kiki de Montparnasse (Giulia Carpaneto) che nel secondo atto tira fuori la sua verve briosa mentre nel primo lascia scoprire a Modigliani i piaceri della vita bohèmien.

C’è la poetessa russa Anna Achmatova (Vera Dragone) che racchiude il suo saluto in uno sguardo e nei tuoni perché essere intimi è sapere di rimanere nella memoria e non il toccarsi con la pelle. Il loro amore è sopra la realtà, che viene definita come terribile – e nella quale, alla partenza di lei con il marito, ricasca il giovane italiano che si abbandona ad una Parigi che è come una droga, tra neve, strade, boa rossi e peli di donna. marco boocci con claudia potenza _DSC4781-phMarinaAlessi

L’Italia è un museo di gente morta e Modì viene allontanato definitivamente dalla scultura per concentrarsi sui pennelli, per volontà della giornalista inglese Beatrice Hastings (Romina Mondello) che lo mette davanti a paragoni importanti con i suoi contemporanei cubisti e futuristi. Per lei l’arte è una menzogna, per lui l’arte è come la passione, non si può comprare con il denaro: visioni lontane e caratteri che si scontrano costantemente fino a farli allontanare.

Ed è qui che arriva la noce di cocco, la giovane allieva cattolica Jeanne Hébuterne (Claudia Potenza) che si dona a lui come lui pensa di donarsi a lei.

Nella gelosia sofferta di Jeanne, però, si rivela quanto le donne siano d’ispirazione per il pittore, che non riesce a discernere tra il suo essere uomo e artista. I ritratti del tradimento riempiono la scena (grazie alle proiezioni di arte che scorre tra i volti e i colori nei contributi video curati da Claudio Garofalo) su quelle tende a strisce sottili che lasciano curiosare nella stanza surrealista portata in scena da Gianluca Amodio e nella testa di un artista geniale ma tormentato – un Modigliani che non accetta compromessi e guarda le cose una volta sola, ricordandole con il primo tratto di vita che lui dà alle cose stesse. IMG_2033 migliore bocci romina

Una biografia di emozioni ben scritta e diretta da Angelo Longoni: il dubbio se l’essere uomo sopravvive all’essere artista, laddove l’arte risulta molto molto più sopportabile della vita, mentre l’uomo che non va in guerra per via della tubercolosi si domanda quanto sia uomo e si riconosce come tale quando scopre che Il vero peccato sarebbe non aver mai amato, e diventa padre – tra l’amore ed il dovere di un padre, che sente ma che non afferra.

Tra i costumi scelti da Lia Morandini si riconoscono le donne raffigurate nei quadri, mentre le musiche di Ryuichi Sakamoto accompagnano Modigliani verso una morte che conferma che niente è casuale, nemmeno il caso, mentre il suo unico obiettivo di salvare i sogni muore con lui e fa che il suo sogno sia più importante della sua vita.

Modì muore nella grandezza della solitudine, seppellito a Père-Lachaise mentre Jeanne lo segue fino all’estremo sacrificio, nella pienezza del suo sentimento per un uomo amato così tanto da infischiarsene di se stessa.

Un cerchio si chiude, tra musiche e colori, in una storia che racconta passione e morte tra tragico e romantico. In scena al Teatro Quirino fino al 20 Marzo.

di Alessandra Carrillo, all rights reserved

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