La terraferma di Crialese, tra legge del mare e vergogna di Stato

di Lilith

La terraferma di Crialese, tra legge del mare e vergogna di Stato

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La terraferma di Crialese, tra legge del mare e vergogna di Stato

di Lilith

Al pari di Respiro e Nuovomondo è il mare il  protagonista indiscusso dell’ultimo lavoro di Crialese. La pellicola scaturisce e si dipana seguendo il ritmo narrativo delle onde. La prima, racconta del luogo e della sua cultura, un’isola siciliana di poche anime, talmente piccola da non figurare nemmeno sul mappamondo. Un territorio che appare quasi anacronistico, dove si vive di un lavoro antico ma destinato ad esaurirsi (si pescano più uomini che pesci ormai, si dice nel film).

Qui vive Ernesto (Mimmo Cuticchio), anziano patriarca che pratica ancora il mestiere di pescatore assieme a suo nipote Filippo (Filippo Puccillo). Poi c’è l’atro figlio (Beppe Fiorello), avido antieroe mosso solo dalla sete di guadagno.

Le seguenti onde narrative sono tutte giocate sul contrasto: da un lato  turisti che arrivano alla ricerca di divertimento, dall’altro  migranti che approdano con la speranza di sopravvivenza.

Ecco la dicotomia. Poveri che si arrabattano per riscattarsi da una vita alla giornata, fatta solo di pesca e turismo estivo, contro uomini ancora più poveri, ridotti ad affidarsi alle  sorti del mare, fonte di lavoro, ma anche di disperazione e morte.

È infatti l’avvistamento di un gommone carico di profughi a scatenare la collisione tra legge del mare e legge di Stato.

Ernesto (che Crialese dipinge epicamente come un Vulcanofabbro nel suo antro), rispetta la prima e trae in salvo Sara (Timnit T, immigrata la cui storia ha realmente ispirato il regista per il soggetto), suo figlio e la bambina che nascerà  da lì a poco. Le conseguenze si susseguono rapidamente costringendo i personaggi a scegliere: salvare o salvarsi chiudendo gli occhi?

Al centro del conflitto interiore la vedova Giulietta (interpretata da Donatella Finocchiaro), divisa tra la paura, l’attaccamento alle radici e le esigenze di cambiamento e di trasformazione. Dopo un’iniziale ostilità, scioglie i propri timori guardando negli occhi Sara e lasciando spazio alla solidarietà  femminile. Due donne diverse, raccontate come due tigri disposte a lottare per I propri cuccioli, alla fine si tendono la mano.

Ma sarà  Filippo, anch’egli combattuto tra sentimenti confusi, un’etica in fieri e gli obblighi ingiunti, a rompere gli indugi e i sigilli apposti dalla legge, sfidando di nuovo la sorte e il mare.

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