La ballata del tempo

di Maria Rita Curcio

La ballata del tempo

di Maria Rita Curcio

La ballata del tempo

di Maria Rita Curcio

 

Fiabe defunte e novelle fiabe io narro

sempre le stesse, e nuovi colori e principi e regine

e lidi ascosi e piccole sponde d’Infinito

io rinnovo.

E d’intorno sguardi ignari, volti mesti

cuori di ghiaccio e montagne d’odio corrose

dal vento impetuoso della passione.

Ovunque odore di passato.

 

E la vostra finestra affacciata sull’Immenso

avrà un fiore sul davanzale: speranza

che io colorerò di mille sfumature.

Non coglierlo quel fiore. Mai.

Coltivalo sempre e inebriati del suo profumo.

Ma cercherai nuove essenze e nuovi fiori.

Ti stordirai vanamente.

 

E tu uomo, darai a me un nome infame:

destino.

Ti punirò per questo e graverò sul tuo capo

con tutte le mie forze.

E le stagioni faranno da tiranne

e sarai schiavo alla terra, al sole, all’acqua.

Inutilmente urlerai la tua ribellione al vento.

 

Infamità. Piangerai offrendo coppe di lacrime

per esser schiavo di una donna.

Avrai lembi di cielo solo per te. Nei suoi occhi.

Soffrirai del suo dolore. E lei madre

ti donerà  una ruga profonda sulla fronte.

Chinandoti sull’innocenza fatta uomo

piangerai ancora.

 

Ti aggrapperai a specchi opachi

per librarti il più in alto possibile.

Spiccherai voli di falco.

Sarai tu decidere la tua rotta.

Ma un provvido fucile schioccherà un colpo.

Un tonfo sordo. Un’eco di dolore

squasserà i cuori.

Avrai finito di volare e non sarai più.

 

Fiabe defunte e novelle fiabe io narro

sempre le stesse, e nuovi colori e principi e regine

e lidi ascosi e piccole sponde d’Infinito

io rinnovo.

E d’intorno sguardi ignari, volti mesti

cuori di ghiaccio e montagne d’odio corrose

dal vento impetuoso della passione.

Ovunque odore di passato.

 

Di Maria Rita Curcio

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