Il sinistro rumore di “Clacson”, il pluripremiato corto di Tak Kuroha

di Marica Dazzi

Il sinistro rumore di “Clacson”, il pluripremiato corto di Tak Kuroha

di Marica Dazzi

Il sinistro rumore di “Clacson”, il pluripremiato corto di Tak Kuroha

di Marica Dazzi

Imbrigliati in serie e grigie cravatte a righe o in vezzose gonne a fiori, in maglioni larghi ceduti in eredità dai propri fratelli o in rigidi e tristi tailleur, tutti noi, in un modo o in un altro, portiamo una divisa a questo mondo, costretti a celare i più reconditi istinti primordiali che, in quanto animali, comunque ci appartengono.

E questa costrizione è forse il confine più sottile e labile che sia mai stato tracciato dalla nostra evoluzione sociale, tanto che spesso anche solo una virgola fuori posto, un tassello sbagliato, un suono stonato, è in grado, con estrema e spaventosa facilità, di riportare a galla quanto i nostri secoli hanno cercato di allontanare dalla nostra condizione.

In un crescendo paradossale, grottesco e altrettanto irriverente, questo è il limpido messaggio che Tak Kuroha ha imbottigliato nel suo corto: un breve, intenso e isterico incrocio sonoro tra una giovane ragazza (interpretata da una esilarante Francesca Faiella, vincitrice, nel 2009, del premio per Miglior attrice al Filmvideo di Montecatini)  chiamata a fare i conti con il traffico quotidiano, e un meticoloso e impaziente cacciatore (Cristiano Di Vita).

In un coinvolgente climax musicale (premiata anche la colonna sonora) la visione di questo brillante cortometraggio (vincitore del premio per Migliore Regia al Festival Maremetraggio Miglior cortometraggio al Libertas Film Festival di Dubrovnik nel 2009)  lega lo spettatore al medesimo stato di tensione dei suoi protagonisti, rivelandoci, in modo schietto e puramente sarcastico, quanto sottile sia la linea di demarcazione del nostro pieno raziocinio, e, in particolar modo, quanto questa fragile sia proprio nei famosi soggetti “insospettabili”.

Che dire? In un’epoca in cui il termine silenziare è più che mai di moda, vale sicuramente la pena godere di questi irriverenti cinque minuti per ricordarci di ciò di cui siamo e saremo potenzialmente sempre capaci, nonostante il  nostro fantomatico progresso.

Buona visione! 

 

Qui di seguito il link da copiare del programma de la7:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati