Il Capitale umano. Recensione film e intervista a Giovanni Anzaldo

di Ilaria Pocaforza

Il Capitale umano. Recensione film e intervista a Giovanni Anzaldo

di Ilaria Pocaforza

Il Capitale umano. Recensione film e intervista a Giovanni Anzaldo

di Ilaria Pocaforza

Con Il capitale umano Paolo Virzì (regista, tra gli altri, di Ovosodo, Tutta la vita davanti, La prima cosa bella) porta sul grande schermo una storia decisamente insolita rispetto a quelle da lui trattate finora, ma potente e importante.

Ambientato in un paese della Brianza, questo thriller/noir si apre con l’episodio che destabilizzerà gli equilibri di due famiglie, gli Ossola e i Bernaschi: un ciclista viene lasciato agonizzante sul ciglio della strada dopo l’impatto con un Suv che si dilegua nella notte. Da questo momento le vicende dei protagonisti si intrecceranno in un crescendo di tensione, fino all’inatteso finale che svelerà come nessuno sia realmente innocente.

Il regista livornese sorprende con un film lontano dalle commedie a cui ci ha abituato: qui non c’è traccia di personaggi comici o allegri. Per la prima volta ci allontaniamo dalla Toscana e ci troviamo in un nord Italia freddo (climaticamente e moralmente), lucido e spietato, raccontato attraverso quattro capitoli narrativi che, con l’aiuto di vari flashback, rappresentano gli eventi con gli occhi di alcuni personaggi.

Tutti i protagonisti di questo film corale si muovono spinti dalla brama di potere, dal desiderio di avanzare nella scala sociale, convinti che il solo modo per essere sia apparire: apparire ricchi, autorevoli, rispettosi delle convenzioni, intransigenti e moralisti solo con i peccati degli altri.

In questo universo di emozioni rarefatte, prende vita un mosaico incredibilmente ben congegnato di “maschere” attualissime portate in scena da un cast di prim’ordine: un imprenditore cinico e materialista meravigliosamente interpretato da Fabrizio Gifuni; un immobiliarista, a cui dà il volto Fabrizio Bentivoglio, pronto a sfruttare la relazione della figlia con il rampollo dell’imprenditore pur di salire i gradini della scala sociale; le mogli dei due, l’una (Valeria Golino) presa dal suo ruolo di psicologa e dall’imminente maternità, l’altra (una bellissima e bravissima Valeria Bruni Tedeschi) ex attrice ed ora madre e moglie insoddisfatta che finisce tra le braccia di un uomo che le fa credere di capire la sua solitudine (Luigi Lo Cascio). Infine i rispettivi figli (gli esordienti Guglielmo Pinelli e Matilde Gioli), adolescenti schiacciati dall’ego dei genitori e corrotti dalle loro ambizioni, cercano l’amore (Serena lo trova in Luca, l’attore torinese Giovanni Anzaldo) ma ormai, non più innocenti, sono pericolosamente simili a quelle “maschere” genitoriali da cui avevano tentato di fuggire.

È un grande Virzì quello de Il capitale umano, è un Virzì che guarda alla realtà senza abbellimenti (come già aveva iniziato a fare in Tutta la vita davanti), che abbandona i toni leggeri e tragicomici per raccontare l’attuale degrado del Belpaese. Forse il messaggio che ci vuole lasciare è racchiuso nel titolo dell’opera: il capitale umano è un dato ottenuto dalla combinazione di variabili ed usato dalle compagnie assicurativeper “stimare” una persona e quantificare il “valore” del risarcimento dovuto ai familiari per la sua eventuale morte accidentale. Il capitale umano dei personaggi di questa storia potrebbe probabilmente essere ricavato dall’insieme di cinismo, viltà e spregiudicatezza che tutti loro possiedono, perfettamente riassunto in una delle battute finali che si scambiano Fabrizio Gifuni e Valeria Bruni Tedeschi:foto-il-capitale-umano-26-low

“Avete scommesso sulla rovina di questo Paese e avete vinto.”

“Abbiamo vinto, amore, ci sei anche tu.”

 

INTERVISTA

The Freak ha intervistato uno dei protagonisti de Il capitale umano, Giovanni Anzaldo.

 

Parlaci del tuo personaggio.

Luca Ambrosini è un diciassettenne orfano di entrambi i genitori che vive con uno zio, un personaggio oscuro che vorrebbe approfittarsi dell’eredità del nipote. Nonostante questo, però, Luca è un personaggio positivo, aperto a conoscere l’amore.

Come hai fatto a calarti nel personaggio?

Credo che in ognuno di noi ci siano delle “tristezze arretrate”. Luca è un personaggio che sorride, sorride sempre: ho provato a recuperare il suo passato triste, ma sorridendo.

Come ti sei trovato con il resto del cast de Il capitale umano (Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino…)?

In realtà incrociavo gli altri attori solo al trucco e parrucco, perché col resto del cast non ho praticamente avuto scene. Io ho lavorato solo con l’esordiente Matilde Gioli (l’interprete di Serena nel film), una ragazza che non era un’attrice, ma che si è rivelata bravissima.

Nella tua filmografia sono presenti vari ruoli quasi da outsider, ad esempio in Razzabastarda, il film d’esordio alla regia di Alessandro Gassman, interpreti il figlio di uno spacciatore rumeno: come scegli questi personaggi?

Finora non sono stato io a scegliere, ma ho fatto dei provini e sono stato scelto, però forse (anche per una questione di estetica) sono più portato per i ruoli drammatici, piuttosto che per quelli comici.

Dove ti sei formato professionalmente?

Ho studiato alla scuola del Teatro stabile di Torino dal 2006 al 2009. Poi la mia “palestra” sono stati i due anni e mezzo di tournée teatrale con Alessandro Gassman, col quale ho recitato in Roman e il suo cucciolo (dal quale Gassman ha poi tratto la versione cinematografica intitolata Razzabastarda): quella è stata la mia vera e propria esperienza formativa.

Sempre dalla tua filmografia vediamo che hai lavorato sia in teatro che al cinema che in televisione (ti abbiamo recentemente visto in Paura di amare 2): in quale “dimensione” ti trovi meglio?

Diciamo che con la televisione e il cinema ho ancora disagio, tanto che la notte prima di girare la prima scena non dormo mai! Il teatro è una palestra fondamentale: il contatto reale con la recitazione, con le difficoltà, col pubblico ce l’hai solo quando sei sul palcoscenico. Il cinema è un lavoro nel quale devi andare a limare (anche la tua interpretazione), cercare di rimpicciolire quello che lo schermo ingigantisce, stare attento alla telecamera… Inoltre il cinema magari ti porta a ricevere complimenti per una cosa che hai fatto un anno fa, invece in teatro è tutto molto immediato.

Quali sono i tuoi prossimi progetti professionali?

La serie Il restauratore 2 su Rai 1 che dovrebbe uscire verso marzo e poi a maggio uno spettacolo di Kakfa al Festival di Napoli e poi a Parigi.

In bocca al lupo!

Di Ilaria Pocaforza

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