Glance Déco: cinema, storia e sartorialità

di Redazione The Freak

Glance Déco: cinema, storia e sartorialità

di Redazione The Freak

Glance Déco: cinema, storia e sartorialità

di Redazione The Freak

The Freak ha avuto il piacere di presenziare al debutto della collezione Glance Dèco di Emanuela Naccarati per zora&neva.

Gli anni ’30 e ’40, rievocati dalle proiezioni di sfilate d’epoca, sono rappresentati da rigorosi capi spalla tagliati in strutturati tessuti maschili, in contrapposizione agli abiti realizzati con sete purissime di saree originali anni ’60, ma tagliati con quella sapienza e quell’uso dello sbieco, che si rifà alle tecniche di taglio di Madame Vionnet.

Curioso l’accompagnamento musicale dell’ installazione:  un brano sperimentale  realizzato campionando il suono delle macchine da cucire a pedale e degli strumenti artigianali tipici delle sartorie d’alta moda, creato, in esclusiva per la collezione, dal musicista newyorkese John B. Arnold. Il tutto per creare un collegamento non solo ideologico, ma quasi temporale tra la grandissima tradizione artigiana del passato e le nuove forme di comunicazione del presente.

Esposti alcuni dei 18 pezzi della collezione demi-couture della designer Emanuela Naccarati, che, grazie alla sua formazione da costumista e ad un’eredità culturale ed estetica ricevuta dalla nonna modista e dai genitori commercianti di tessuti, ha dato vita a capi, in edizione limitata, caratterizzati da lavorazioni e tinture realizzate a mano.

Abbiamo rivolto qualche domanda alla designer, per scoprire ancora meglio cosa si nasconde dietro questa suggestiva collezione.

La scelta di un contrasto così ardito tra tessuti maschili e tessuti femminili è curiosa ed insolita al tempo stesso, si rifà ad un preciso messaggio stilistico?

Sì, la contrapposizione tra il rigore del tessuto maschile e la fluidità di forme di quello femminile è stata ricercata e voluta.

Adoro la sartoria maschile, i tessuti da uomo e le difficoltà tecniche che si incontrano lavorandoli e riuscire a rendere femminile questo mondo è stata per me una sfida.

Ho utilizzato solamente il meglio del tessuto da uomo, rivolgendomi a tessutai che rappresentano l’eccellenza italiana. In catalogo ho una gonna realizzata con un tessuto a 300 fili di un’azienda, il cui proprietario seleziona filati e colori e inserisce personalmente i fili a telaio.

Questo approccio al lavoro prescinde il valore estetico dell’abito e regala, a chi lo indossa, un pezzettino di questa esperienza.

La scelta del saree è stata, invece, piuttosto casuale. Mi trovavo da un fabbricante di tessuti con il quale avevo lavorato per il cinema e mi ha mostrato questi fantastici saree originali degli anni ’60 e ho avuto l’intuizione. Inoltre, per ogni collezione, parto sempre dal passato.  Il fatto di utilizzare dei tessuti d’epoca mi affascinava e ha creato dei pezzi unici con un immenso valore aggiunto. Queste sete hanno caratteristiche fisiche uniche e una pesantezza che permette di realizzare sbiechi così corposi.

Ovviamente lavorerà sul pezzo unico…

Si tratta sempre di mini-produzioni, per la qualità dei tessuti e per la fattura il target è molto alto. Mi auto-produco utilizzando i miei risparmi, realtà piuttosto diffusa in Italia, ma, a mio parere,  bisogna tornare a fare da soli, senza aspettare  che altri ci cavino d’impiccio. E’ faticoso, ma è anche fonte di grande soddisfazione personale.

Cosa vede nel futuro di questo progetto?

Io spero che i miei abiti vengano capiti per la passione con la quale sono stati realizzati, se qualcuno li acquistasse perchè sono carini…un po’  mi dispiacerebbe! Quando intraprende un progetto, di qualsiasi genere, è importante lo scambio e soprattutto, che non passi solamente l’oggetto, ma anche la passione con la quale è stato realizzato. E’ questo che rende speciale un prodotto.

Si dovrebbe tornare alla sartoria di un tempo? Fare un passettino indietro?

Sarà pure un luogo comune, ma noi, pur essendo un paese piccolissimo, abbiamo un’eredità storica e artistica che nessun altro paese può vantare e viviamo ancora di questa rendita….Sì, servirebbe davvero un passo indietro.

Mi sento quasi di dire: “Ben venga questa crisi!” se permetterà di liberarci degli orpelli, tornare alla sartorialità che abbiamo perso e anche ad un nuovo senso dell’abito. Se  si analizzano alcuni modelli della mia collezione, si nota che sono dei semplicissimi rettangoli, un modo per affermare che non è più l’abito che rende speciale la persona, ma la personalità che  valorizza ciò che indossiamo. (N.d.r. l’abito in questione ha solo due cuciture e una forma essenziale, ma sta così bene sul manichino, che si percepisce l’abilità tecnica tecnica dietro l’apparente semplicità formale).

Per ora sto realizzando ciò che mi piace e in cui credo, poi si vedrà!

Noi rimaniamo incantati ancora un po’ ad ammirare le fantastiche creazioni di zora&neva e poi ci regaliamo un fantastico mini cupcake al mirto, dolce e raffinato corollario di una presentazione unica nel suo genere.

A cura di Sara Cordatore

Un ringraziamento speciale a Emanuela Naccarati di zora&neva per le foto del lookbook.

2 risposte

  1. Io dico solo: se uno che non è appassionato di moda e men che meno ne capisce (non sempre le due cose sono separate) arriva con piacere alla fine dell’articolo, con la sensazione di aver carpito qualcosa, non può far altro che complimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati