Faccia d’angelo: quando la fiction, da sorellastra del grande schermo, diventa moderna Cenerentola

di Vittoria Favaron

Faccia d’angelo: quando la fiction, da sorellastra del grande schermo, diventa moderna Cenerentola

di Vittoria Favaron

Faccia d’angelo: quando la fiction, da sorellastra del grande schermo, diventa moderna Cenerentola

di Vittoria Favaron

Successo inaspettato per il film Tv di Sky “Faccia d’angelo”.

“Faccia d’angelo” è il titolo quasi ossimorico che viene dato al personaggio della fiction TV in due puntate, che è liberalmente tratta dalla storia di Filippo Maniero, il boss della Mala del Brenta, nel contest della provincia veneta a ridosso tra gli anni 70 e 80, quando la storia d’Italia veniva raccontata dalle cronache di criminalità organizzata sparse in tutto il suo territorio. Elio Germano interpreta il Toso, il ragazzino che sogna il riscatto di una vita che passa per la criminalità e che scorre nella vita quotidiana di provincia. Il Toso di Elio Germano viaggia tra gli eccessi dei delitti, delle rapine, della mala appunto, e il bisogno di un’esistenza normale, nei suoi rapporti con i compari di scelte balorde, con la donna amata, con i conflitti con la madre. Il Toso, che in dialetto veneto significa il bambino, rimanda alla faccia d’angelo che è quella di Elio Germano, nella complessità di una fattezza da bravo ragazzo e da figlio modello, e si intreccia alla cruda realtà rappresentata da giorni eccessivi, da corse in macchina, da beffe sulla legge e sull’ordine pubblico. Una vita al massimo, come quelle a cui il grande e piccolo schermo ci hanno già abituato, se pensiamo a Romanzo Criminale, il film e la serie, o a Vallanzasca. Il Toso di Germano riprende il filone interpretativo, attoriale e umano di personaggi come “Il Freddo” o il Renato Vallanzasca di Kim Rossi Stuart. Personaggi, persone che comunicano e trasmettono emozioni mai nette, per la loro ambivalenza, la loro duplice resa, tra il delinquente senza scrupoli e l’uomo fragile e insicuro. Personaggi nei confronti dei quali non si può emanare sentenze definitive e moniti implacabili, perché di quella debolezza, di quel conflitto interiore tra azioni e intenti reali, di quella vita fragile, noi cogliamo i sentimenti dell’uomo comune, dei nostri fratelli, dei buoni figli di famiglia, degli amici cari. E la prima puntata di “Faccia d’angelo” è stata seguita da 660 mila spettatori, un inaspettato 2 % di share che fa ben sperare per la seconda ed ultima puntata che andrà in onda lunedì 19 marzo alle ore 21:10 su Sky Cinema 1. A dimostrazione del fatto che quando un prodotto è di qualità, perché accompagnato da una produzione valida, una sceneggiatura convincente, una performance attoriale di tutto il cast degna del grande schermo, il prodotto vale eccome, a prescindere dal fatto che sia mandato in onda in TV e non nelle sale cinematografiche. In tal caso il dibattito sul mezzo più idoneo alla fruizione di un prodotto autoriale sembra non avere più senso di essere alimentato, a beneficio della buona ed efficiente produzione del nostro cinema Made in Italy, ma soprattutto a beneficio di un pubblico che ha espresso il suo gradimento, apprezzando e premiando la fiction “Faccia d’angelo”. La fiction che, ancora una volta, si sta dimostrando non più la sorellastra del Cinema strictu sensu, ma una moderna Cenerentola, sempre ad appannaggio della buona visione.

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