“Bolle di cielo e sapone”

di Pietro Maria Sabella

“Bolle di cielo e sapone”

di Pietro Maria Sabella

“Bolle di cielo e sapone”

di Pietro Maria Sabella

“Amami ancora come se fossimo in quel bar di Berlino a fumare pall mall..”

Il freddo, la notte adesso è parte dell’inverno. Immobile, seduto su questo gradino attendo il tuo rientro, attendo che una macchina sconosciuta ti riporti a casa.

Cercare di chiederti, senza sembrare ridicolo che ho preso i tuoi orecchini per poterti rivedere, almeno un’altra volta prima di sparire per sempre.

Per darmi il tempo di sapere cosa dirti quando, guardandomi con amore macchiato di delusioni, vorrai scoprire il tuo cuore, ancora una volta, solo se userò le parole giuste.

Ed allora comincerò da lontano, dalle parole che sanno ancora di vodka lemon e già  ti immagino, un po’ barcollante e diffidente, che inizi ad interrompermi perchè tu sei pragmatica ed io perso tra le nuvole.

“..si parlava di sport, Pertini e Bearzot, io ignaro di tutto fabbricavo castelli di carta con paletta e secchiello ed in testa un cappello, e lei stava senza mutande ma io non la guardavo neanche, mi infilavo i braccioli e poi dritto nel mare, non sapevo neanche cosa fosse l’amore..”

Poi scopri l’amore, o forse credi di scoprirlo, individuarlo, qualificarlo: con le farfalle, i mal di testa o i crampi allo stomaco, dovuti magari al caffè ed alla sigaretta di poco prima.
La vita si incazza ed i ricordi te li schiaffa in faccia.
Le esperienze, quelle tristi e quelle belle che, quando inizi ad avere cognizione della vita, ti cuciono la bocca e lo stomaco.
E capisci che l’amore non può che essere istinto, curiosità e voglia di essere felici e basta, senza immagini, capoeire di pensieri assurdi e stratagemmi da pochi soldi.

Mi tengo stretto l’impermeabile, le cinque di mattina, nessuno e cerco le sue braccia, nella doccia, nel letto, nei ricordi.

“..con una rosa sono venuto a te. Bianca come le nuvole di lontano, come la notte amare passata in vano, come la schiuma che sopra il mare spuma, bianca non è la rosa che porto a te..”

Erano tante rose rosse che poi sono rimaste ad appassire sul mio frigo perchè non ti bastavano. Erano quasi 40, ma non andavano bene o forse non era di quello che avevi bisogno ed io, ancora una volta non ti capivo.
O forse volevi che me ne prendessi cura, più cura, come se fossero i tuoi capelli o i tuoi pensieri che non ho coccolato abbastanza.
Dormi, dormi. Aspetto che arrivi il mattino che ti infiamma senza attendere che gli occhi si aprano. Sei rossa, porpora più delle mie rose.

” e quando in settembre partimmo da Roma con il sole e la luna per noi, sognavi di avere quel sorriso in tasca che ho visto su vele in burrasca….cosa ci lega?”

Poterti dire dei tuoi sorrisi, della voglia di vederti crescere con me, con i baci dati prima di uscire da casa. Queste parole da giovane e vecchio finto romantico non ti basteranno ma ti toccheranno il cuore abbastanza da alleviare il tuo sguardo teso e conquisterò almeno un altro sorriso prima di chiudere i battenti.

Di notte, si di notte forse ti strapperanno un sorriso davanti a questo cortile.

E poi se mi darai il tempo, giustificherò il mio silenzio e la mia presenza qua. Oggi, domani, dopodomani, quanto vorrai tu. Di notte e giorno, senza partite la domenica, senza birre con gli sconosciuti, senza cellulari accesi e senza la mente mai stanca di te.

A cuore scalzo come dice Gazzè: voglio solo bolle di cielo e sapone.

” per noi che abbiamo tempo, passiamo troppo tempo ad aspettare l’attimo che accende, a cuore scalzo e i piedi sopra il cuore, soffieranno emozioni leggere, saranno bolle di cielo e sapone…”

Arriva la macchina, spengo l’i-pod,  mi alzo e mi avvicino a te, tremando.

 

di Pietro Maria Sabella

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3 risposte

  1. Molto bello. Evocativo.Ho letto questo racconto tutto d’un fiato. Ho ” visto ” i personaggi. Plastici.
    Secondo me è perfetto per la sceneggiatura iniziale, di un film.

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